SOMMARIO Assiano è un borgo d’arte ancora immerso nella campagna originaria. Per dire della sua importanza, nel XVIII e XIX secolo è stato un comune con un suo sindaco. Caso più unico che raro a Milano, ha conservato intatta l’intera rete dei fontanili (i più grandi e i più belli) e delle cascine (magiche). Ancora oggi il suo territorio non è contaminato dall’edilizia contemporanea. Un’area che è anche un museo, un eco-museo particolarmente adatto a essere percorso sulle due ruote. Purtroppo, il borgo, di proprietà pubblica, sta letteralmente crollando. Come mai? Si sono sloggiati con incoscienza i residenti storici, senza nemmeno curare la manutenzione ordinaria
di Amadio Fioravante Facchini
Habitat originario
Nella città di Milano è ricompreso un magnifico territorio che non ha alcuna attinenza con ciò con cui identifichiamo la città. Ci troviamo difatti in un luogo splendidamente magico, dove ancora si può godere dei piaceri della natura. Distese di risaie e campi ben coltivati e irrigati da una antica rete di fontanili conservata incredibilmente intatta. Un caso unico, a Milano. Fontanili, che nonostante le difficoltà legate all’impoverimento della falda acquatica, presentano ancora sorgenti e polle d’acqua generose, tanto che ancora vi è tutt’oggi un grande utilizzo di acqua per la coltivazione del riso. Tale rete di fontanili, che fa tutt’uno con il Parco della Cava di Muggiano, è il risultato di anni e anni di operosità contadina: con picconi e badili si sono scavati lunghi canali, i più grandi e i più belli, che con il loro incrociarsi e scavalcarsi, oltre a rendere irriguo un fertile territorio, caratterizzano uno straordinario ambiente.
Ovviamente, tale ambiente forma un habitat favorevole a ormai rare specie di uccelli del territorio di Milano, quali: pavoncelle, aironi di varie specie, anatre selvatiche, lapin, volpi. Ultimamente, anche specie non autoctone quali i prolifici scoiattoli e nutrie. Vi sono autentici scorci di paesaggio con alcune piste ciclabili, lontane da rumori e strade, ci si può immergere nella bellezza della natura fino a dimenticarsi del caos della città. Una vera area naturalistica situata in pieno territorio comunale milanese; i professori lo chiamano “ecomuseo”. Purtroppo, il borgo di Assiano, uno dei più belli di Milano, ricco di testimonianze particolari del passato, sebbene sia di proprietà pubblica, sta letteralmente crollando a terra.
Romani e Longobardi
Per quanto concerne la storia, Assiano nel nome già lascia intuire una chiara origine romana. Ci troviamo difatti in una zona la cui desinenza in anus, molto comune nella zona, come Cesano, Cisliano, Trezzano, sono nomi che indicano la provenienza dai nomi propri dei veterani romani, quei soldati che si ritiravano dall’esercizio delle armi e venivano premiati dall’impero con l’assegnazione di terreni. Nel territorio della vicina Cesano Boscone che di Assiano era la capo pieve, sono stati rinvenuti, anche in recenti scavi, numerosi reperti archeologici dovuti a una necropoli del I e del II secolo dell’impero romano, costituito da are sacrificali e numerosi sarcofagi.
Ed anche per la nostra Assiano, abbiamo alcuni reperti di epoca romana, il più significativo è esposto presso il museo archeologico del Castello Sforzesco, una lapide romana in serizzo, con inciso AXILIO e la targhetta didascalica segnala che il luogo del ritrovamento fu il territorio di Baggio, con molta probabilità Assiano. Presso l’archivio della basilica di Sant’Ambrogio, che per secoli ha detenuto la proprietà di Assiano, sono presenti numerose pergamene antecedenti all’anno mille per atti di vendita o possesso di beni in Assiano in cui i nomi sono di chiara origine longobarda e in alcuni atti le persone sono proprio definite “appartenenti alla legge longobarda”
Fra le tante pergamene, una sentenza giudiziale del novembre 1045 e un’altra successiva dell’ottobre 1046, dove Azzano, marchese e conte di Milano riconosce alla Basilica del Capitolo di Sant’Ambrogio il possesso di alcuni beni in Axiliano, già appartenenti a un certo Arderico de Muzano ( Muggiano). Un’altra interessante pergamena del 1154 è a firma di Papa Eugenio III, in cui sono stabiliti dei diritti di decima e viene coinvolto un certo Aicardo, il prevosto di Cesano Boscone. Presso l’archivio di Cesano B. vi è una pergamena del 25 agosto 1155 in cui una famiglia di Assiano di Legge Longobarda, vende un campo di 26 pertiche alla canonica di S. Ambrogio. Senza annoiare il lettore, per farla breve: le testimonianze storiche che coinvolgono Assiano sono davvero numerose.
La via ducale
In quel tempo il fondo era composto da circa 3.000 pertiche (circa 200 ettari, 2 Kmq) e si estendeva sia a sud, sia a nord dell’antica via ducale. La via ducale, attuale via Cusago, per lungo tratto pista ciclabile, era la strada che dal castello di Porta Giovia (Castello Sforzesco) portava direttamente al castello di Cusago. Era strada di proprietà ducale, il cui uso era esclusivamente riservato alla Corte, non era pertanto previsto come via di collegamento per il borgo di Assiano né tantomeno per il vicino borgo di Moirano, obbligati a utilizzare le antiche e più lunghe strade. È anche bello immaginare che per gli abitanti del borgo fosse un divertente e spettacolare diversivo il passaggio dei nobili che si recavano al castello di Cusago per battute di caccia nell’omonimo celebre bosco.
Fino al tardo Cinquecento la zona era altamente boschiva, basti pensare alla denominazione della capo pieve Cesano Boscone, ricca di cervi, cinghiali e un infinità di selvaggina. Anche il panorama ovviamente era totalmente diverso, lo staus animarum di Cesano del 1574, voluto da San Carlo ci dice che nella villa, ovviamente sta per villaggio di Assiano, sono presenti 60 anime, Moirano 38, Muggiano 61. Pertanto non è certo pensabile che 60 persone, con i poveri mezzi di allora, potessero dissodare, seminare, curare 3.000 pertiche di terreno. Il terreno lavorato era solo una piccola parte adiacente al borgo, il resto era bosco, probabilmente maestoso con alberi secolari, anche perché quando un albero diventava enorme, il lavoro per abbatterlo con le sole accette era titanico.
Antico comune
Assiano, che per un lungo periodo è stato comune censuariamente autonomo, tanto che una casa che si trova nel cortile San Martino è conosciuta come “casa del sindaco” e a testimonianza della autonomia comunale ci sono pervenuti alcuni T.T. (1). Nel 1751 il comune è amministrato da un console, tutore dell’ordine pubblico e responsabile della gestione degli interessi della comunità, della manutenzione delle strade e del censimento. Nel 1757, l’amministrazione austriaca annesse ai confini comunali di Assiano le cascine Moirano, Moiranino, Malandra, Guascona e Guasconcina. Sono tutte ancora esistenti, in buone condizioni, eccetto Assiano stessa, mentre Moirano è stato oggetto di una ristrutturazione inadatta, così pesantemente rimaneggiata da rendere impossibile. Il Comune fu soppresso nel 1841, quando fu aggregato a Muggiano, 1200 abitanti. Nel riordino dell’unità d’Italia, nel 1869 quest’ultimo fu a sua volta aggregato al comune di Baggio, seguendone poi l’inglobamento nel comune di Milano, nel 1923.
Questo per quanto concerne l’aspetto civile, mentre per l’aspetto religioso, anticamente gli abitanti erano parte integrante della capo pieve Cesano Boscone, ma nel 1602 Assiano venne assoggettata alla parrocchia di Cusago ed era abitata da 98 persone di cui 38 risiedevano alla cascina Moirano. Si tratta complessivamente di tredici famiglie (3 a Moirano), 7 delle quali ad Assiano addette alla conduzione dei beni del Capitolo di Sant’ Ambrogio. Vi e poi elencato un oste, un tessitore di tela, due campari, un maestro da legname e un casaro. Le famiglie erano patriarcali, a esempio un certo Martino Valeri era capo famiglia di ben 24 individui.
Tre cortili e due case padronali
Solo negli anni 70 del secolo scorso Assiano venne aggregato alla parrocchia di Santa Marcellina in Muggiano. Il borgo è formato da tre imponenti cortili, che quasi configurano tre cascine a corte chiusa. Il più maestoso certamente, sia per storia sia per dimensioni, è il cortile San Martino, con ben due case padronali, ovviamente di epoche diverse. La prima e più antica, neoclassica, di pieno inizio Settecento, con una elegante modanatura, bellissimi soffitti a cassettoni, eleganti spalle in granito bugnato che ben incorniciano l’ingresso. Sul muro vicino ancora oggi è possibile notare la presenza di un horologium, una meridiana. Sono testimonianze di un passato splendore. Era anche la residenza del sindaco.
La seconda casa padronale è del primo Ottocento, si trova nella parte opposta, è una bellissima casa come si conviene a una proprietà così importante. Raramente i proprietari erano i conduttori del fondo, ma anche i fittavoli, che altro non erano che imprenditori erano benestanti. Dovevano impegnarsi nella fruttuosa conduzione di beni importanti, dovevano avere capacità e garanzie sufficienti per vincere all’asta l’assegnazione del fondo. Fenomeno totalmente sconosciuto nel resto d’Italia, dove la terra era affittata con contratti di mezzadria, o contratti di fittanza ma di limitata portata. In Lombardia e alcune parti del Piemonte, le grandi proprietà nobiliari venivano assegnate a imprenditori agricoli, questo è alla base anche storica dell’imprenditoria lombarda.
Fontanile-ghiacciaia in cantina
Ovviamente i fittavoli erano classe dirigente, benestante e abitavano in case che si distinguevano dai loro braccianti o salariati. Difatti nel primo ottocento viene costruita una moderna, ovviamente per quel tempo, casa padronale, dotata di “frigorifero”. Le cascine di una certa rilevanza, come appunto Assiano, erano dotate di ghiaccia (o ghiacciaia). Uno splendido esempio, anche perché recentemente restaurata, è la ghiaccia della cascina “Le favaglie“ di S. Pietro all’Olmo, in cui è ben visibile la struttura architettonica di gran fascino. Le ghiacciaie erano costruzioni sotterranee, in cui durante l’inverno venivano riempite di ghiaccio, che si otteneva allagando a strati alcuni campi. Si allagava un campo per pochi centimetri, formatosi il ghiaccio veniva rotto e sovrapposto a lastroni fino a formare dei blocchi che con il traino dei cavalli veniva portato e immagazzinato nella ghiacciaia. Cosi i signori fittavoli durante le afose giornate avevano a disposizione ghiaccio per meglio conservare i cibi.
Torniamo alla seconda casa padronale costruita nel primi anni dell’Ottocento, in cui la ghiacciaia, con una geniale intuizione, è sostituita dalle sorgenti dell’antico fontanile detto di San Martino. Difatti, la cantina, magnifica costruzione a botte con una scala è direttamente collegata alle cucine, ha le sorgenti al suo interno e le acque fuoriescono da un tunnel con una pesante griglia. Al livello delle acque si trovano grossi mensoloni su cui appoggiare le derrate alimentari. Le sorgenti dei fontanili mantengono la costanza di tredici /quattordici gradi di temperatura sia in inverno che in estate. Questo tipo di immobile è certamente un unicum che da solo meriterebbe la salvaguardia dell’immobile. Gli altri due cortili non presentano significative case padronali.
Proprietà pubblica
Corte San Martino nella prima metà del 1900 aveva una dote di terreni di ben 1800 pertiche. Proprietaria era la famiglia Agnelli che a fine guerra, esattamente nel 1946, vendette ai Feltrinelli, celebri industriali e possidenti di Milano, i quali l’affittarono ai Migliavacca e poi venduta allo IACP, indi affittato ai Cainarca, ultimi fittavoli. La proprietà nel frattempo da IACP è passata ad ALER, alias Regione Lombardia, attuale titolare.
L’oratorio barocco
Ed ecco il gioiello più prezioso, che non ha solo valore architettonico: l’oratorio. La chiesetta è dedicata a San Martino, personaggio di antica venerazione, particolarmente nelle campagne. San Martino era il santo che la Chiesa proponeva quale esempio di carità cristiana rivolto a sensibilizzare i potenti a avere sensibilità e attenzione verso poveri così come fece il cavaliere San Martino che, impietosito dal povero infreddolito, tagliò il proprio abbondante mantello con la spada per consegnargliene metà.
Goffredo da Bussero estensore del celebre nel “Liber notitiae sanctorum” del 1300 circa, ci segnala già la presenza dell’oratorio di San Martino, che purtroppo, nonostante sia stato restaurato di recente dagli agricoltori della zona, versa in un vergognoso stato di abbandono, esposto ai furti più devastanti. Ha un magnifico portale in granito, di chiara epoca barocca, mentre all’interno vi sono due preziosissime balaustre in diversi marmi intarsiati, e un bellissimo altare in marmo macchia vecchia, corredato di una fine cornice, ove in tempi più rispettosi del bello faceva magnifica mostra una importante pala d’altare, purtroppo scomparsa. Il tutto è esposto ai ladri, entrati due volte di notte per tentare di spaccare i marmi e portarli via. Il soffitto è a cassettoni. Per secoli è stato luogo di preghiera, chissà quante mamme in quella chiesetta hanno pianto per i propri figli, chiedendo aiuto al Signore, chissà di quante gioie e dolori quelle mura sono state testimoni. Per anni ha versato in condizioni pietose, fino a quando è stato in parte restaurato qualche anno fa dagli agricoltori della zona con l’aiuto dei fondi Expo.
Note:
(1) T.T. significa “termini territoriali”, consistenti in ceppi, di serizzo o granito, posti ai limiti dei territori comunali o di confine. L’abbreviazione T.T. seguita dal nome del comune sta per “termine territoriale Assiano”. Vedi foto in alto su questa pagina.