SOMMARIO Noto per essere uno dei comuni più importanti e monumentali del circondario milanese, negli ultimi decenni della sua esistenza cambiò tre sedi municipali, una più graziosa dell’altra. L’ultima, in piazzale S. di Santarosa è anche la più bella fra tutti gli ex municipi aggregati a Milano nel 1923 e si trova nella piazza con il monumento ai Caduti più bello di Milano. Il centro storico è tutto intorno all’incrocio fra via Antonio Mambretti (patriota dell’Ottocento di cui si sa pochissimo) e la via Cinque Maggio (dedicata contemporaneamente, sembrerebbe, a Napoleone e a Manzoni)
di Massimo Pozzi e Fondazione Carlo Perini
Antico Comune, Musocco nasceva a circa 5km dal centro di Milano su quella che era l’antica strada medioevale che conduceva a Varese. Già nel XII secolo si fa cenno della sua presenza in alcuni documenti relativi a possedimenti di terreni agricoli, incentrati principalmente su filari di vite, e cascinali sparsi in mezzo a una zona ricca di acqua e boscaglia che prendeva nome di Bosco della Merlata. Le cascine erano contornate da campi a perdita d’occhio intervallati da altre cascine e poi ancora da altri campi che il quel periodo facevano sembrare Musocco, Quarto Uglerio, Vialba, Roserio, Boldinasco, Garegnano e Villapizzone come un territorio unico e senza confini.
Ettari di terreni coltivati a gelsi, viti, cereali e ortaggi. Questo era il territorio attorno a Musocco nel 1550. Musocco deve il suo toponimo alla parola celtica mosa che significa acquitrino, termine di idronomia la cui radice indoeuropea meus / musos significa umidità o palude. Nel periodo medioevale la parola si trasforma in mussa / mussula / mosses per indicare zone a ristagno d’acqua che prendevano il nome di marcite o prati perenni. Le marcite della zona venivano alimentate dalle acque sorgive e dai torrenti Nirone e Pudiga, ultimo affluente dell’Olona, che nel suo tratto milanese prende appunto il nome di Mussa.
L’agglomerato abitativo si sviluppava intorno alle attuali vie Antonio Mambretti (1), Filippo Palizzi (noto pittore verista), Stephenson (celeberrimo progettista di locomotive), Cinque Maggio dove era situato il primo municipio di Musocco e Giovanni Ameglio (generale, governatore della Libia, massone di grado elevato) dove era presente la chiesetta di San Giuseppe, della quale si inizia a sentir parlare nel 1647, anno della sua costruzione, come succursale della chiesa dei S.S. Nazaro e Celso di via Aldini, a Quarto Oggiaro. Alla chiesa di San Giuseppe si accedeva da via Ameglio percorrendo la “purtascia” il cui nome in dialetto milanese significa “portaccia”, “brutta porta”. Musocco faceva parte dell’antica pieve di Trenno (2).
San Giuseppe, oggi sconsacrata e di proprietà privata, era una chiesa semplice a una navata e due campate a crociera con un corpo più piccolo del presbiterio nel quale c’era una minuscola sagrestia. Esternamente la chiesa si presentava molto sobria e rifinita con semplice intonaco e originariamente aveva un campanile a vela e un portale barocco che oggi non esistono più. La presenza di una botola nel pavimento della chiesa, rinvenuta a cavallo degli anni ’80 del ‘900 sotto la quale era possibile compiere un pezzo di strada prima di trovarsi di fronte a dei muri crollati, ha alimentato una leggenda secondo la quale una galleria sotterranea collegava direttamente la chiesa alla parrocchia madre di via Aldini. Forse più semplicemente collegava la chiesa alla sede del primo storico Municipio di Musocco situato nella corte rinascimentale di via Cinque Maggio.
La corte cinquecentesca sede dell’antico Comune di Musocco in epoca medievale aveva al suo interno un mulino che sfruttava le acque della roggia Cagadenari per produrre farina e quelle del Nirone Romano per irrigare i campi di zona. La corte è stata ristrutturata negli anni ’90 a cura dell’arch. Fazzini che ha recuperato la villa e le scuderie. All’interno della struttura furono rivenuti affreschi profani del 1400 che oggi sono conservati al Castello Sforzesco. Recentemente il quartiere si è attivato per richiedere una targa che ricordi e testimoni l’antica storia dell’edificio.
Nel censimento del 1751 il Comune di Musocco contava 203 abitanti ed era regolato da un console, dipendente dal podestà di Milano, il cui compito era quello di tutelare l’ordine pubblico, da un sindaco a cui era affidata l’amministrazione degli affari della comunità, da un cancelliere il cui incarico era quello di compilare e ripartire i carichi fiscali, da un esattore che materialmente ritirava il denaro in base ai dati forniti dal cancelliere. Nel 1752 l’Arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli durante una visita a Musocco redige un documento indicante il restauro della chiesa di San Giuseppe, avvenuto nel 1746, e gli arredi contenuti al suo interno che comprendevano 6 ornamenti scultorei architettonici di stucco a cornice (medaglioni) con dei dipinti, di cui oggi non c’è più traccia.
L’arcivescovo riportava inoltre la presenza di un cappellano fisso nella chiesa di Musocco, la presenza dell’oratorio dei Santi Vitale e Agricola in Vialba condotto da un cappellano mercenario, quello della Beata Vergine in Cielo Assunta alla Cascina Vernasca e Santa Maria ad Nives condotto da un cappellano fisso ma tutti dipendenti dal parroco della chiesa dei S.S. Nazaro e Celso di Quarto Uglerio che comprendeva un bacino d’utenza composto da 650 anime. Nella parrocchia madre di Quarto Uglerio erano state costituite dalla curia una serie di scuole di dottrina cristiana alle quali i sacerdoti erano iscritti tra cui quella del Santissimo Sacramento, dove i preti avevano facoltà di portare l’abito di colore rosso, quella del Santissimo Rosario, della Santissima Croce, dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria e quella della carità dei vivi e dei defunti i cui ascritti avevano facoltà di indossare l’abito di colore bianco e nero.
Nel 1753, come riportato nell’ “Indice delle mappe territoriali e delle tavole del nuovo estimo sopra di esse formate in ciascheduna città e comunità dello Stato di Milano”, al Comune di Musocco viene aggregato quello di Quarto Uglerio e nella quattrocentesca villa ubicata nell’attuale via Cinque Maggio 1 viene creata la sede del primo storico Municipio. Con l’emanazione dell’editto teresiano del 1757 i due comuni rimangono sotto la pieve di Trenno e arrivano a incrementare la popolazione residente a 474 unità nel 1771.
Verso la fine del XVIII secolo, secondo una nota in merito alle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello Stato di Milano, la parrocchia dei Santi Nazaro e Celso di Musocco e Quarto Uglerio possedeva fondi per 11.11 pertiche con una rendita netta di 860 lire imperiali e contava 518 anime conteggiate tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780 (Nota parrocchie Stato di Milano, 1781). Nell’editto del 26 settembre 1786 Musocco figura ancora sotto la pieve di Trenno che a sua volta è inserita nel XXVII “distretto censuario” della provincia di Milano e vi rimane fino al 29 giugno 1797 giorno in cui viene costituita la Repubblica Cisalpina che comporta un continuo rimescolio dell’organizzazione territoriale lombarda. Con la legge 13 germinale anno VI del 2 aprile 1798 del dipartimento d’Olona il Comune di Musocco, con la frazione Quarto Oggiaro, viene inserito nel distretto di Baggio e in conseguenza alla legge 5 vendemmiale anno VII del 26 settembre 1798 compreso nel distretto di Bollate. Dopo una breve occupazione di truppe russo tedesche, che affidarono la città di Milano e la sua provincia a un’amministrazione provvisoria, con la ricostituzione della Repubblica Cisalpina Il Comune di Musocco viene incluso nel distretto I del dipartimento d’Olona con capoluogo Milano in virtù della legge 23 fiorile anno IX del 13 maggio 1801. Successivamente, con decreto dell’8 giugno 1805 del compartimento territoriale del Regno d’Italia, Musocco viene incluso nel Cantone VI di Milano come Comune di III classe con una popolazione di 503 abitanti.
Col decreto del 9 febbraio 1808 il Comune di Musocco, insieme ad altri 34 comuni con distanza fino a 4 miglia da Milano, viene soppresso e incluso nel circondario esterno del Comune di Milano. Il 12 febbraio 1816 il Comune viene ricostituito e inserito nella Provincia di Milano, distretto III di Bollate riconquistando di fatto la sua autonomia e arrivando a contare 900 abitanti. Ferdinando I d’Austria, Re del Regno Lombardo Veneto, il 2 settembre 1841 decreta la soppressione del Comune di Vialba e la sua aggregazione al Comune di Musocco (Prospetto aggregazioni di comuni 1842). Nel compartimento territoriale della Lombardia del 23 giugno 1853 il Comune di Musocco risulta ancora compreso nel distretto III della Provincia di Milano ed è retto da un consiglio di 15 membri al servizio di una popolazione di 1097 abitanti che aumentano a 1192 nel 1859 anche grazie all’attivazione della stazione ferroviaria Milano-Musocco sulla tratta per Torino avvenuta nel 1858. Nel 1903 viene costruita una passerella pedonale presso la stazione ferroviaria per agevolare lo spostamento delle persone da un lato all’altro della stazione. La passerella è rimasta in funzione fino al 1995 anno in cui è demolita. La stazione, che dal 1932 fu chiamata Milano-Certosa, vanta il primato di essere la più antica stazione in attività tra le 24 stazioni del complesso di Milano. Allo stesso tempo non avendo più la sua conformazione originale lascia lo scettro di stazione più antica nella forma a quella di Porta Genova attivata nel 1870.
La presenza della stazione fa sì che nel 1861 la popolazione residente nel comune aumentasse a 1235 abitanti e sebbene il territorio fosse ancora predominato da un’attività agricola, il piccolo centro di Musocco inizia un lento ma costante processo di industrializzazione grazie alla sua nevralgica posizione geografica. Il Comune, amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio, con il Regio Decreto n. 4839 del 17 gennaio 1869 aggrega a sé i Comuni soppressi di Garegnano, Boldinasco, Villapizzone, Cassina Triulza e Roserio aumentando la popolazione residente a 3986 abitanti sparsi su 1328 ettari di cui 1161 di superficie agraria e 165 tra fabbricati e strade. Contestualmente, la sede del Municipio viene spostata in una palazzina di viale Espinasse 80 tutt’oggi esistente.
La posizione strategica della stazione ferroviaria permette a Giovanni Moneta nel 1875 di fondare, in via Mambretti 9, la nuova sede produttiva dello stabilimento “Smalterie Moneta” e successivamente una casa in via Mambretti 5 per i lavoratori. La fabbrica produceva stoviglie di smalto porcellanato che per bellezza e resistenza gli valsero il merito, nel 1925, di farsi conoscere in tutti e cinque i continenti. Durante la Seconda guerra mondiale la produzione aziendale di pentole fu quasi totalmente convertita alla creazione di elmetti per i soldati in numero di diecimila unità al giorno.
Nello stabilimento di Musocco lavorava Alessandro Moneta che in quel periodo diede lavoro e nascose in azienda alcuni ebrei ricercati che aiutò a fuggire in Svizzera. Alessandro viene arrestato il 4 novembre 1944, portato a San Vittore, deportato a Bolzano l’11 novembre e da qui a Mauthausen il 20 novembre 1944 dove è immatricolato con il n. 110336. Muore a Gusen il 20 gennaio 1945 a 61 anni.
Nel 1886, nella frazione di Garegnano, inizia la costruzione del Cimitero di Musocco su una superficie di 400.000 mq di terreno che una volta era parte del Bosco della Merlata. Il cimitero viene completato il 23 ottobre del 1895 nel giorno della sua apertura anche se sarà ufficialmente inaugurato, con benedizione del Cardinal Andrea Carlo Ferrari il 26 dicembre dello stesso anno. Nel frattempo la popolazione di Musocco aumenta ancora raggiungendo 5710 abitanti nel 1901.
Nel febbraio del 1903, grazie all’ iniziativa di venti residenti nel Comune di Musocco, viene costituita la Cooperativa Edificatrice Avvenire con lo scopo di acquistare terreno per costruire case destinate ai lavoratori. Il primo stabile viene realizzato nel 1905 in via Mambretti 29 incoraggiato dalla nascita della cooperativa di consumo “La Conquista” e la “Cooperativa Edilizia di Musocco”. Alle spalle del primo edificio nel 1908 ne viene realizzato un secondo.
Tra il 1911 e il 1912 in via Mambretti, iniziano i lavori le la costruzione dello stabile dei civici 25/27 nel cui cortile interno nasce il Teatro del Popolo con ingresso al civico 25. Il teatro comprendeva circa 1000 posti tra platea e galleria e viene inaugurato domenica 17 marzo 1912 alle ore 15 con una presentazione alla cittadinanza e alle ore 20,30 con la rappresentazione del dramma sociale “In marcia” di Oreste Poggio.
Nel 1911 la popolazione residente a Musocco raggiunge le 11.346 unità e il Municipio in quegli anni viene trasferito nell’ultima sua sede di Piazzale Santorre di Santarosa 10 in un edificio in stile eclettico neo manierista che segue l’andamento circolare della piazza. Per sapere del monumento ai Caduti di fronte al Municipio leggi QUI.
Su idea del vicesegretario del Comune di Musocco Pio Zucchetti Il 23 gennaio 1909 nasce, con la riunione per la costituzione del Consiglio d’Amministrazione, la Croce Verde Musocco. In una seconda riunione si decise di darle forma di Cooperativa per Azioni con sede in località Archetto in via Varesina. L’inaugurazione viene fatta nel giugno del 1909 grazie ad una lettiga a quattro ruote, concessa in uso dal Comune, che permette di iniziare a svolgere i primi interventi di soccorso. La cooperativa per azioni, inizialmente composta da 120 militi volontari, riceve in brevissimo tempo numerose donazioni che permettono di iniziare i lavori di costruzione di una nuova sede In vicolo Mapelli 4 alle spalle della stazione ferroviaria. La sede viene inaugurata in tempo record il 14 agosto 1910. Inizia così la storia della Croce Verde Musocco che continua ancora oggi sotto nome di Croce Verde Sempione nella ex sede del Municipio in Piazzale Santorre di Santarosa con lo stesso spirito e lo stesso motto di allora: ama, lavora, corri, soccorri.
Il Comune di Musocco in quel periodo va incontro a una fortissima espansione e il numero di abitanti è in costante crescita. In via Mambretti 21, grazie al regio decreto numero 1395 del 6 dicembre 1914, nasce l’asilo infantile “Maria Guidinetti” o Maria ved. De Marchi. Oggi la struttura appartiene al Gruppo Betania costituto nel 1980 dalle Suore Missionarie di Gesù Redentore insieme a un gruppo di laici, prende il nome di OMADA dove si aiutano ragazze adolescenti fragili con difficoltà in un numero massimo di 10. Il centro è finalizzato al graduale recupero del benessere psicofisico insieme a quello relazionale e sociale.
Nello stesso periodo il Municipio, travolto dalla velocità espansiva del Comune, si trova a dover fare i conti con un insufficiente rapporto tra introiti ricevuti dalle tasse riscosse e i soldi spesi per la normale amministrazione comunale. Il Municipio ha una costante mancanza di fondi che si traducono nel breve periodo in una difficile manutenzione delle strade e del mantenimento dei beni comunali che spingono l’amministrazione a tagliare fondi e a presentare domanda per poter essere annessi al Comune di Milano.
Al Teatro del Popolo viene tolto il sussidio di 300 lire annue facendo così diventare le spese per organizzare gli spettacoli troppo onerose. Nonostante il locale venga affittato per feste danzanti e la Cooperativa Avvenire installi un impianto per il cinematografo Il locale chiude agli inizi del 1915. Da questo momento il locale, fino al 1919, diventa prima un deposito per il grano, poi per le merci e allo scoppio della Grande Guerra messo a disposizione del Comune in caso di bisogno per i feriti.
Nel frattempo al censimento del 1921 gli abitanti di Musocco avevano raggiunto la quota di 15,422.
Nel 1923 il Comune di Musocco viene soppresso e aggregato al Comune di Milano (R.D. 23 dicembre 1923, n. 2943), insieme ad altri ex comuni autonomi. Milano aggrega un totale di 11 ex comuni che a loro volta avevano assorbito altre frazioni nel corso della storia. Da questo momento i comuni diventano semplicemente dei quartieri della città pur mantenendo il loro nome storico. Ad ognuno degli ex sindaci viene inoltre riservato un posto al Consiglio Comunale di Milano.
CURIOSITA’ SULLA VECCHIA MUSOCCO DOPO L’ANNESSIONE A MILANO
- La Cooperativa Edificatrice di Musocco tra il 1925 e il 1927 costruisce Via Aldini 47 e successivamente negli anni ’50 edifica Via Mambretti 34/40. Intorno al 1925 il Teatro del Popolo diventa il cinema teatro Rossini con una programmazione di terza visione rivolta principalmente al pubblico di quartiere e delle campagne vicine. A metà degli anni ’50 il cinema viene ristrutturato e i posti dimezzati. Continua la programmazione di seconde e terze visioni fino al 1978 quando la sala viene acquistata dal Comune di Milano per trasformarla in un centro polivalente per riunioni, conferenze, teatro e cinema ma con scarso successo data la collocazione periferica e obsoleta. La struttura chiude nella prima metà dello stesso anno.
- Nei ricordi degli abitanti del quartiere il cinema Rossini era chiamato “spua” perché dalla galleria gli spettatori più indisciplinati sputavano in platea. L’edificio originario viene abbattuto nella prima metà degli anni Novanta per creare un giardino condominiale. Alcune parti dell’ex cinema, pur essendo state inglobate nel condominio, sono ancora oggi visibili. Nello stesso palazzo oggi c’è la il Circolo PD Rinascita.
- Il palazzo d’angolo Mambretti-Palizzi aveva il civico 22/A e 24 in Mambretti e il civico 121 in Palizzi ed il cortile era diviso in tre spazi delimitati da muretto e rete metallica. Nelle cantine del caseggiato durante il periodo della Seconda guerra mondiale era presente un rifugio antiaereo le cui indicazioni in strada sono ancora oggi visibili. Tra le due case inoltre è ancora presente un lavatoio adiacente a quello che era il vecchio letto della roggia Cagadenari.
- La stazione ferroviaria di Milano Certosa è stata completamente modificata a partire dal 1982 su progetto affidato all’architetto e urbanista Angelo Mangiarotti ed è stata nuovamente ristrutturata (2018- 2020) con la sostituzione della pensilina. Un tempo l’area di fronte alla stazione ospitava un campo nomadi poi trasferito dal Comune di Milano. Sull’area è stato costruito un campus universitario e l’Esselunga Milano Certosa che ricopre parte dell’ex area appartenente alla ditta Valente produttrice di assali e binari.
- Nelle immediate adiacenze della stazione è presente il Terminal Singen di “Terminali Italia” gestito da RFI che dispone di 4 binari della lunghezza complessiva di circa 1.200 metri, che fornisce a tutti gli operatori di mercato richiedenti servizi terminalisti «dell’ultimo miglio» (accesso, tiri gru, sosta minima per carri e servizio di manovra ferroviaria) per i propri carichi.
- In via Mambretti, all’interno di un muro angolare appartenente al vecchio municipio, il cosiddetto “castello”, fa bella mostra di sé sulla pubblica via un ormai rarissimo orinatoio d’epoca, oggi in disuso ma ancora perfettamente conservato.
- In via Mambretti 33 la Scuola Generale Cantore, rimasta attiva per oltre mezzo secolo, è diventata per lungo tempo Civico Archivio. Oggi ospita Fondazione Progetto Arca per l’accoglienza notturna di primo livello di senza fissa dimora.
- La stazione di Certosa è collegata al Deposito Locomotive di Milano Fiorenza dove avviene la manutenzione dei veicoli ferroviari del gruppo FS. Il deposito sorge su un’area complessiva di 450.000 mq, con 53.300 mq di capannoni che ospitano 3 officine con un’estensione interna di binari di circa 33 km. La struttura è in funzione dal 1996, al suo interno lavorano circa 340 persone e il complesso riesce a raggiungere una capacità di manutenzione e pulizia di treni fino a 140 ogni settimana.
- Il progetto di riqualificazione urbana Palizzi, sviluppato sul finire degli anni ’90 sulla ex area occupata sin dal 1927 dalla “ABCD” (Asfalti, Bitumi, Catrami e Derivati) divenuta nel 1946 Permolio e poi nel 1951 Purfina, ha permesso dopo opportuna bonifica di creare il Parco Franco Verga divenuto il secondo parco recintato più grande di Milano. Nell’area adiacente ha preso poi forma il complesso di caseggiati costruiti da EuroMilano denominato Parco Certosa e Borgo Porretta.
Note
(1) Di Antonio Mambretti si sa pochissimo. “Le vie di Milano” della Hoepli riporta: “Patriota (Milano, 1836-1886). Partecipò ad alcune campagne delle guerre d’Indipendenza. Nella vita civile si distinse come promotore di istituzioni per l’assistenza delle classi operaie di Milano.”
(2) Pieve di Trenno: scopri di che cosa si tratta QUI