SOMMARIO La lunga battaglia per evitare di vedere trasformato il bosco naturale, formatosi in decenni di abbandono nell’area nota come “la Goccia”, in una ripetizione dello stile Bam, Biblioteca degli alberi realizzata a Porta Nuova. Meglio puntare invece sulla rigenerazione spontanea delle piante e del terreno. Ora sono arrivati 5 milioni di Euro di fondo europeo per mettere in sicurezza i 18 ettari interessati dall’inquinamento, usando esclusivamente bio e fitoremediation ma occorre vigilare che non finiscano in un uso distorto che ha già penalizzato abbastanza la situazione
di Luciana Bordin e Francesca Grazzini* – Fotografie del Comitato la Goccia
Cinque milioni di euro dal FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale): così dichiara in un comunicato il Comune di Milano. Sono i soldi destinati dall’Europa per mettere in sicurezza i 18 ettari della foresta della Goccia dall’inquinamento, usando esclusivamente bio e fitoremediation. Si tratta in sostanza delle “bonifiche verdi” di cui il Comitato la Goccia esortava a servirsi già nel lontano 2013, in un periodo in cui, per questa posizione all’avanguardia, veniva male apostrofato.
Essendo finalmente intervenuta anche una nuova necessaria sensibilità verso i cambiamenti climatici, il progetto chiamato “Nature Based Solution” prevede interventi, basati appunto esclusivamente sulla natura, che contrastino il rischio idrico, l’inquinamento dell’acqua e altre possibili negatività. Questo significa in pratica che la foresta la Goccia, come abbiamo sempre detto, non può essere trasformata nel solito parchetto-Catella: non vogliamo la ripetizione dello stile Bam, la Biblioteca degli alberi realizzata a Porta Nuova, dove il verde è ordinato in uno stile che definiremmo “neorinascimentale all’italiana”. La foresta della Goccia deve ripartire da se stessa, dal proprio fascino selvaggio che stimoli interventi né artificiali né artificiosi.
Lo avranno veramente capito quelli che hanno in mano le sorti dei 5 milioni? La lista dei coinvolti in questa operazione è lunghissima e comprende oltre a componenti dell’Osservatorio La Goccia tipo Bicocca e CNR, anche Dastu del Politecnico e Italia Nostra, per un totale di almeno tredici partecipanti. Hanno la responsabilità di mettere in pratica un progetto definito addirittura “pilota”. Infatti al Comune di Milano è stato ufficialmente affidato il compito di trasmettere modi e risultati ad altre città europee con simili problemi di inquinamento. Sarà indispensabile che si coordinino per mettere in campo un progetto pubblico di risanamento, che possa essere man mano verificato.
Perché ci dimostriamo così sospettosi? Perché da sempre i progetti che riguardano la Goccia si risolvono, dopo mirabolanti annunci come questo, nel più nebuloso dei modi. Ad esempio, la sbandierata bonifica (completamente distruttiva) del lotto 1B, per la quale sono stati abbattuti centinaia di alberi tra cui una quercia monumentale, è stata interrotta con disdoro del Politecnico. Nonostante la sua eccellenza scientifica, il Politecnico ha dovuto ammettere di aver sbagliato i conti. Anche per quanto riguarda le altre bonifiche (distruttive) previste, è stato pubblicamente ammesso che ci vogliono tre volte tanto i soldi preventivati. Nel frattempo il territorio dietro il grande gasometro, un tempo di grande fascino verde, è lì, calvo e desolato.
E deserto è andato, all’inizio di maggio, il bando di gara per la realizzazione di cinque edifici per le famose start up, la food court che sarebbe la mensa, la corniche che sarebbe la strada perimetrale, per il Comitato la Goccia evitabilissima, e le due palazzine per le Scuole Civiche, peraltro contestate dagli studenti perché inadatte alle loro attività. L’offerta era di 130 milioni e ora, con il nuovo bando di gara, diventa di 152 milioni di base. Naturalmente questo dovrebbe spostare la realizzazione al 2028. Sempre che l’operazione vada in porto, cosa di cui ci permettiamo di dubitare, dal momento che il tutto sta avvenendo in modo irregolare, mancando l’indispensabile Piano Urbanistico Attuativo, motivo del ricorso del Comitato la Goccia, che giace al Tar da tempo immemorabile.
Di questi tempi, nei quali finalmente a Milano è aumentata l’attenzione per la disinvoltura con cui i terreni vengono stravolti e il suolo consumato – i capannoni si trasformano in grattacieli e i grattacieli spuntano dai cortili – nutriamo qualche speranza in più che qualcuno, in particolare le Procure, riesca a riportare l’urbanistica nel solco delle regole. I cittadini ringrazierebbero.
Milano, 1 giugno 2024 – comitatolagoccia@gmail.com
* Luciana Bordin e Francesca Grazzini hanno scritto: “Più grigio che verde” – Dieci anni di lotta per il Bosco la Goccia di Bovisa