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TRENNO, IL TEMPIO MILLENARIO DELLA GRANDE PIEVE SCOMPARSA DALLA MEMORIA COLLETTIVA

Il panorama ancora bucolico del borgo di Trenno (Roberto Visigalli, 2014)

Il panorama ancora bucolico del borgo di Trenno (Roberto Visigalli, 2014)

SOMMARIO  La facciata barocca non tragga in inganno: la chiesa ha mille anni, la piazza su cui si affaccia ha qualche secolo, l’asilo d’infanzia di secoli ne ha uno, ma rappresenta un delizioso stile d’epoca eclettica. Insomma un ricco sito monumentale con uno splendido affresco del Seicento all’interno del tempio. Purtroppo, di Trenno, già importante pieve, dopo l’aggregazione a Milano nel 1923 si sta perdendo la memoria, tanto che il suo territorio è smembrato fra i Municipi 7, Baggio, e 8, Musocco, disintegrando così la sua importanza storica, inabissata nel nulla identitario, quasi cancellato dalle mappe se non fosse per il nome portato dall’omonimo parco

A cura della Fondazione Milano Policroma – Testo di Riccardo Tammaro

Milano è una città ricca di borghi, parecchi dei quali hanno conservato un aspetto rurale e come di piccolo paese. In realtà Trenno, anche lui annesso alla grande Milano nel 1923, aveva goduto in passato di notevole riguardo, tanto che la sua Pieve (1) era la più importante del circondario.

La chiesa in una foto di Roberto Visigalli (Pasqua 2014). Accanto, la centenaria Scuola Materna Clotilde Ratti Welcher

Questo borgo molto gradevole si trova nella parte nord-ovest della città ed è circondato dalla campagna da un lato e dal Parco omonimo dall’altro, per cui vi si respira un’aria molto bucolica.
Il centro di questo abitato si sviluppa intorno a una chiesa parrocchiale, dedicata a San Giovanni Battista; il luogo dove sorge la chiesa è il luogo “alto” di Trenno, un leggero rialzo del terreno (presente ancora oggi), dove anticamente, prima dell’invasione longobarda del 568, pare sorgesse una fonte battesimale i cui resti potrebbero trovarsi ancora sotto le fondamenta.

Monumento del 1017

L’aspetto barocco della chiesa attuale non inganni: la parrocchia di Trenno è testimoniata per la prima volta nella storia in un atto del 1017, inoltre da un’annotazione di Giorgio Giulini (2) apprendiamo che alla fine del XII secolo essa aveva giurisdizione su Lorenteggio, Figino, Lampugnano, San Leonardo, Arese, Quarto Cagnino, Quarto Uglerio, Quinto Romano e San Romano; infine risulta elencata tra le chiese plebane (3) della diocesi di Milano alla fine del XIII secolo, nel Liber notitiae Sanctorum Mediolani. La chiesa attuale pare sia stata costruita sopra un antico oratorio, dedicato a Santa Maria; tra il 1635 ed il 1655 essa venne ampliata e riedificata dall’architetto Trezzi, per ordine del vescovo San Carlo Borromeo e grazie alla generosità del Prevosto Francesco Parravicino e della fiorente confraternita del Santissimo Rosario.

Antico campanile gotico in cotto. Svetta sull’abside sormontato da una piccola piramide esagonale

Dall’antica chiesa prepositurale (4), preesistente all’attuale, pare provenga il grazioso campanile gotico ancora svettante sul territorio, che, da dietro il coro, si innalza severo e maestoso in cotto, sormontato da una piccola piramide esagonale.
L’esterno dell’attuale chiesa è completamente intonacato in bianco e quasi privo di decorazioni: l’elemento più peculiare è rappresentato dalla facciata a due ordini, scandita verticalmente da lesene (5) e caratterizzata da un nartece (6) a tre arcate, che venne ottenuto negli anni ’30 del XX secolo murando un portico settecentesco.

Facciata barocca, ma la chiesa è antichissima, risale al 1017

La parte superiore della facciata reca, nella parte centrale, una finestra e ai lati due nicchie per statue che però sono state sostituite da due affreschi con figure di santi, a sinistra di San Carlo, di Sant’Ambrogio a destra. Alla sommità della Chiesa è un timpano con al centro un affresco raffigurante San Giovanni Battista.
L’interno, sobrio, è ad aula unica preceduto dal nartece che possiede ai lati due cappelle: a sinistra vi è una tela rinascimentale di Gian Paolo Cavagna che ritrae San Gerolamo, a destra c’è il fonte battesimale. La navata è scandita da lesene con capitelli corinzi in stucco che reggono una volta a botte priva di decorazioni. L’altare maggiore è in marmi policromi (1735-1736) e precede un’abside semicircolare, la cui parte inferiore ospita gli stalli del coro.

Il dipinto di Storer

Il quadro di Storer (Foto Urbanfile)

Sulla controfacciata si trovano l’organo e la cantoria settecentesca, impreziosita, sulla faccia inferiore, da una decorazione a trompe l’oeil a simulare un soffitto a cassettoni; sulla balaustra, poi, si intravedono ancora raffigurazioni di episodi evangelici.
Ai lati della navata si trovano i due altari racchiusi in due nicchie, chiuse da balaustre in marmo: quello di sinistra conserva una settecentesca Madonna del Rosario mentre quello di destra è dedicato ai Re Magi e custodisce una splendida tela del grande pittore tedesco Johann Christoph Storer, realizzata nel 1657.
Questa cappella si deve alla munificenza dei nobili Melzi d’Eril, nominati da Filippo IV Re di Spagna conti del feudo di Trenno: il conte Camillo, infatti, in pieno accordo con la devota consorte Maria, si assunse la spesa della costruzione della cappella dei Re Magi, arricchendola anche di decorazioni e pregevoli suppellettili (come recita la lapide murata sulla parete destra della stessa); e ancora alla munificenza del Conte Camillo si deve la donazione del citato dipinto, di dimensioni ragguardevoli (2,7 metri x 3,2 metri).

Statua della Vergine, XVIII sec. il cui autore è ignoto

Storer, uno dei principali pittori barocchi tedeschi del 1600, nato a Costanza nel 1611, visse a Milano dal 1640 all’anno 1657, ove studiò con il grande artista Ercole Procaccini il Giovane e ove dipinse numerosi affreschi (nella basilica di Sant’Eustorgio e in San Lorenzo); con questa pala di Trenno, Storer mostra l’influenza che la pittura di Rubens ha avuto su di lui, soprattutto nella fluidità e nella dinamica dei personaggi.
L’atmosfera della chiesa è completata da un sagrato pedonale, recentemente risistemato con una nuova pavimentazione che richiama le antiche piazze, e la presenza di graziosi e proporzionati edifici, tra cui spicca la centenaria Scuola Materna (già Asilo) Clotilde Ratti Welcher. Su questo sagrato si svolgono spesso feste popolari, tra cui quella di antica tradizione del Ringraziamento, alla seconda domenica di novembre.

Note

  1. La pieve era una chiesa importante, affidata dal vescovo a un gruppo di preti guidati da un arciprete. Alla pieve facevano riferimento le altre chiese della zona ed erano considerate anche dallo stato una sorta di piccole province ante litteram
  2. Plebana, della pieve, appunto
  3. Giorgio Giulini, I conte di Vialba e Villapizzone (1714-1780), storico e storiografo
  4. Chiesa prepositurale,  l’ufficio di un parroco o prevosto) con privilegi speciali in una parrocchia. Di fatto è autonoma e indipendente dal vescovo locale, 
  5. Lesene, finte colonne, appena accennate e terminanti con un capitello in stucco
  6. Nartece, tipico delle basiliche bizantine e paleocristiane è lo spazio fra le navate interne e la facciata esterna principale, con funzione di atrio

    La millenaria chiesa di Trenno con l’asilo di inizio secolo in una fotografia del 1958 (Foto proprietà dell’Asilo)

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