«Non solo grattacieli».
In inglese mi chiamerei Bob Michael Back, “schena” in effetti è una parola longobarda da cui deriva “schiena”, quindi back in inglese, ma va bene anche Bob. Sono del 1954. Mi chiamo Roberto Schena all’anagrafe, come voleva mia madre, ma anche battezzato Michele, come voleva mio padre.
Vivo e lavoro da sempre a Milano. Ho iniziato negli anni ’80 a interessarmi di problemi ecologici, urbanistici e storico-artistici dando vita a numerose pubblicazioni locali in cerca di un’identità collegabile al passato. In tale veste, inizio a collaborare con il quotidiano “Il Giornale” diretto allora da Indro Montanelli (c’è la sua controfirma sulla mia richiesta di iscrizione all’Albo dei giornalisti datata 13 novembre 1990!). Ho scritto per numerose testate nazionali. Poi sono passato al quotidiano “l’Indipendente” diretto da Vittorio Feltri (in un periodo in cui lui giocava da fuoriclase, oggi purtroppo non più), per il quale ho seguito come redattore le attività di palazzo Marino, sede del sindaco e del Consiglio comunale di Milano, primo cittadino un mediocre Marco Formentini.
Nel 1997 ero con il direttore Luca Marchi nel gruppo che diede vita a “la Padania”, in quel frangente un grande giornale che vendeva fino a 70mila copie. Poi, purtroppo, la qualità della testata è andata di anno in anno decadendo per la totale insipienza del partito di cui era organo. Imponeva direttori a dir poco cervellotici, o comunque tecnicamente rivelatisi degli incapaci, soprattutto a causa di una linea editoriale di cui non era seriamente convinto, improntata al servilismo clericale, contraria a tutto ciò che potesse sembrare laico e culturalmente avanzato e moderno. Il federalismo che guardava indietro, mai avanti. La Lega dal 2000 in poi non è più un partito laico, ma bigotto, ultraconservatore e confessionale. A prescindere da una simile involuzione, la mia permanenza ventennale in “Padania” è stata un’esperienza umana e professionale molto ricca e valida grazie a colleghi da cui ho imparato molto. Qui, dove sono diventato caporedattore, ho sempre comunque cercato di dare il meglio di me. Di questo vissuto deludente e sul fallimento del quotidiano leghista, nel 2013 pubblicavo “Storiacce padane – Come non costruire un partito, tanto meno il suo giornale”, Ed. Magenes.
Nel 1999, come seconda attività, fondo la rivista mensile glbt “Pride”, che dirigo per nove mesi. Poi lascio “Pride” e passo, sempre come direttore, al mensile “Guide Magazine”, ancora di cultura glbt. Le due testate sono state per anni le più diffuse nel mondo gay. Hanno cessato anni dopo di esistere perché sostituite dall’informazione in rete.
Nel 2009 ho scritto e pubblicato “Pio XII santo?”, Edizioni Croce, ancora un editore glbt, contro i continui tentativi di occultare le imperdonabili connivenze tra la Chiesa cattolica degli anni 20-30-40 prima con il fascismo, poi con il nazismo, infine con il franchismo. La Chiesa è sempre stata determinante nella loro ascesa al potere e papa Pacelli, Pio XII, più di Ratti, Pio XI, è una figura centrale di questo passato che si vorrebbe tutti dimenticassero.
Nel 2017 esce “Milano, la città dei 70 borghi”
Non solo grattacieli. Poco prima di raggiungere l’età della pensione, mi sono svegliato e ho trovato l’invasore: osannati dalla città, spuntavano americanissimi skyscraper, vere e proprie forzature urbanistiche, esteticamente belli ma poco socializzabili, vi accedono solo i ricchi e i privilegiati, un ambiente creato apposta per loro. Milano assomiglia sempre di più a una Metropolis a metà strada fra quelle immaginate da Lang e Orwell. Avendo del tempo, ho iniziato a percorrere le periferie milanesi in lungo e in largo. Sapevo di scoprire molte cose belle, anzi, compresi quanto le cose belle di Milano fossero proprio qui, dove nessuno o pochi le considera o le capisce.
Ronchetto delle Rane e Muggiano hanno ancora i loro borghi, tra rogge e fontanili ancora vivi, ai piedi delle case coloniche; Macconago con un castello medievale che nessuno conosce e il suo borgo ancora in piedi (per poco), cascina Campazzo nel parco del Ticinello, il vero parco storico della città, dove comprare latte appena munto, Chiaravalle con la sua abbazia importante come e forse più del Duomo; Assiano misconosciuta e la sua vasta area naturalistica frequentata da aironi e gazze ladre e molto, molto altro ancora. Ed è Milano! All’interno del suo perimetro comunale, la città possiede un tesoro più unico che raro: una settantina di borghi, fra antichi comuni, splendidi gruppi cascinali, villaggi medievali, corti, vie, strade e piazze d’epoca.
La città dei 70 borghi è un libro che racconta qualcosa delle loro vicende, ma soprattutto mostra la (ormai trascurata) bellezza della città orizzontale. “Non sembra neanche Milano”, verrebbe da dire, osservando alcuni angoli degli antichi borghi. E, invece, più Milano di così si muore, perché l’identità della città, dopo che i navigli sono stati coperti, è stata custodita proprio lì, nelle parti ai margini, meno considerate e per questo divenute ancora più preziose, della città. Sono molti i borghi milanesi che hanno conservato più o meno lo stesso paesaggio di quando Milano fu occupata da Napoleone e visitata dal Stendhal.
Essi costituiscono un patrimonio immenso. Purtroppo, mostra segni di crescente rovina. Questo lavoro vuole segnalare ai milanesi le condizioni in cui versa ogni angolo storico del loro territorio, autentica rete di ecomusei.
Nel 2021 e nel 2022 escono i due volumi di: “Milano, il patrimonio dimenticato . Borghi ducali, antiche cascine, arte, storie”
Volume primo:
Milano è una città straordinaria. I suoi occhi guardano al futuro brillando nelle luci dei suoi grattacieli ma le sue radici affondano in una storia antica. Questa sua anima così ricca, così piena, è ancora talvolta appena percettibile, ma ancora visibile, nei quartieri all’interno del territorio comunale, gli antichi borghi da cui è nata, o nelle zone periferiche, in specie a ovest, a sud e a est della città, che sono le più affascinanti, le più legate al territorio secolare e cariche di idee per l’ecofuturo. I borghi ducali, le monumentali cascine, le chiese, le strade, le rogge e i fontanili scavati dai monaci Umiliati nel XIII secolo, le abbazie e le antiche taverne, estensioni rurali rimaste quasi intatte dai tempi di Maria Teresa d’Austria: tutto questo è Milano, un patrimonio immenso che ancora vive e sopravvive, talvolta intatto, talvolta in rovina a causa di anni di abbandono e disinteresse, o dopo aver subito gli attacchi di una speculazione furiosa e cieca, ma proprio la spettacolare presenza di questi bellissimi luoghi, che sono visitabili, ricchi di arte e di storie, potrebbe cambiare il volto e il rapporto tra Milano e i suoi quartieri. Prefazione di Riccardo Tammaro.
Volume secondo:
Conoscere i quartieri di Milano significa orientarsi all’interno di una grande, complessa città, scoprirne i segreti e le potenzialità. Quasi tutti i quartieri estesi oltre il centro storico hanno moltissimo da raccontare: è la Milano dimenticata, con il suo prezioso patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico, che va scoperta e salvaguardata. Milano è tutto l’opposto di un ammasso indifferenziato di recenti quartieri: ogni angolo ha i suoi secoli alle spalle, ha i suoi percorsi fra un rione e l’altro (le strade storiche), i suoi fili di Arianna (i navigli). Soprattutto Milano ha come nessun’altra numerosi centri storici (i borghi antichi, spesso risalenti al Medioevo, se non ancora precedenti) e zone ricche di suggestioni paesistico-naturalistiche (come il Parco Agricolo Sud, ancora da scoprire). Il secolare patrimonio di Milano è ancora vivo e presente nelle sue vie, slarghi, cascine, chiese e piazzette, intrecciato nel nuovo tessuto di età industriale che ha – spesso ma non sempre e non del tutto – ridefinito ruolo e vocazione dei suoi quartieri. Se ne parla raramente ed è poco valorizzato, ma per essere salvato deve per prima cosa essere individuato e riconosciuto: occorre sapere che esiste, giacché si sta dimenticando anche questo, chi ci è passato, che cosa è stato fatto, e che cosa è rimasto. Postfazione di Lionella Scazzosi.
Tutti i libri sono disponibili in rete, gli ultimi tre anche in tutte le librerie di Milano