SOMMARIO I navigli di Milano sarebbero sette, se quattro di questi non fossero stati coperti. La Vettabbia è il naviglio più antico, coperto solo per un tratto, per il resto bagna antichi borghi ed ex Comuni: Morivione, Vigentino, Vaiano Valle, Nosedo, Chiaravalle, contribuendo come gli altri tre principali a creare vari paesaggi. Altri cinque sono stati solo progettati e mai realizzati. Ma ciò che faceva (oggi non più) di Milano una città d’acqua erano i fontanili, che ebbero perfino una popolazione tutta loro…
di Gabriele Pagani
Navigli, ossia canali navigabili (secondo la Costituzione dello stato di Milano del 1501). Hanno accompagnato la storia di Milano in particolare per le necessità di irrigazione e per la navigazione commerciale. Canali navigabili sono noti da tempi immemori e sono presenti in tutte le aree geografiche.
A Milano sono stati scavati sette navigli:
Grande (proveniente dal Ticino, a Turbigo). Passa attraverso antichi borghi ed ex Comuni: Ronchetto sul Naviglio e San Cristoforo (Barona).
Pavese (ritorno al Ticino, a Pavia). Tocca antichi borghi ed ex Comuni: Conca Fallata, Santa Maria al Fonteggio (detta Chiesa Rossa), Gratosoglio.
Martesana (presa d’acqua a Trezzo sull’Adda). Nel percorso incontra antichi borghi ed ex Comuni: Cassina dei Pomm, Greco, Tutto, Gorla, Precotto, Crescenzago.
Interno (o Fossa Interna), detto anche Fossato, Cerchia; alimentato dai navigli Grande, Martesana, Nirone. Interrato negli anni ’30
S. Gerolamo, completamento naviglio Interno dal Castello a via Carducci, via De Amicis, ponte Olocati. Interrato negli anni ’30
Vepra, od Olona, originariamente da Rho a piazza Vetra. Coperto negli anni ’60
Naviglietto, collegamento Interno con il Lambro, attraverso Porta Tosa e Monluè. Interrato
Vettabbia, collegamento Interno con Lambro a Melegnano. In parte coperto, da Morivione scoperto, indi passa a Vigentino, Vaiano Valle, Nosedo, Chiaravalle.
Di questi navigli rimangono funzionanti, unicamente per compiti irrigui, i navigli Grande, Pavese, Martesana; funzioni parzialmente irrigue o di scorrimento: Vepra, Vettabbia; navigli rimanenti: interrati o coperti.
Navigli progettati e mai realizzati
I navigli sembrano costituire l’ossatura per antonomasia per l’irrigazione e la viabilità d’acqua per i commerci di Milano. La città, a metà millennio scorso, si trova al centro dell’attenzione viabilistica non solo dell’Italia. Sono numerosi i progetti di navigli che, in alcuni casi, sono giunti fino alla fase finale, costituita da disegni di rilievo del territorio, ormai in fase esecutiva, ma per i più vari motivi non hanno mai visto la luce. La documentazione relativa è conservata e si trova in un fondo dell’Archivio di Stato di Milano (Acque, parte antica, cartelle 706, 278). I navigli sono:
Naviglio Como-Milano: il progetto è del 1772 (definiti anche i disegni)
Naviglio Vercelli-Ticino-Naviglio Grande-Milano: Collegamento con il Piemonte. L’obiettivo della corte di Torino era di raggiungere – via Po – il Mar Adriatico.
Naviglio Po-Milano: progetto del 1581, tra gli ingegneri progettisti figurano Giuseppe Meda e Martino Bassi.
Naviglio Sesto Calende-Milano: progetto di epoca napoleonica (17 frimaio anno VI – 7 dic. 1797); motivazione: irrigare una vastissima superficie di terreni sterili, quello che avverrà, su un areale diverso con il canale Villoresi.
Naviglio Varese-Ticino-Milano: progetto completo di costi e ricavi, finalizzato soprattutto all’irrigazione della brughiera, “…dovrà essere navigabile un’impresa giammai dai Milanesi non solo tentata, ma forse neppure ideata”. Nel prospetto viene evidenziato una curiosa possibilità, il ricorso cioè a condannati all’ergastolo. Sarebbero 400 e per quattro anni, con un risparmio di lire 480.000 su un costo preventivato di lire 5.467.500. Costituisce poco meno del 10%, un risparmio non da poco.
Fontanili
Sono corsi d’acqua alimentati da acque risorgive, come specificato nella parte I di questo articolo, hanno la loro massima diffusione in buona parte della Lombardia e del Veneto. Con l’abbassamento della falda acquifera e la modifica radicale delle attività produttive, per lo più a favore della industrializzazione, è iniziata la lenta e progressiva riduzione di tali infrastrutture, accentuatasi nel secondo dopoguerra fino ad arrivare alla drastica riduzione di questi ultimi decenni.
In un censimento della Regione Lombardia (10) di venti anni fa circa risultavano1650 teste di fontanile di cui 759 in provincia di Milano e a seguire:
Cremona 245, Brescia 211, Bergamo 206, Pavia 176, Mantova 30, Lodi 21, con uno stato conservativo molto precario perché se 980 erano attivi, si contavano: non esistenti 443, inattivi 165, interrati 14 e altri variamente non disponibili. A Milano i fontanili superavano il centinaio censiti dall’Amministrazione Provinciale e, precedentemente, nel settecentesco Catasto Teresiano, subendo poi progressivamente una riduzione fino alla attuale situazione che li rende quasi tutti inattivi. Sono rimaste alcune testimonianze strutturali (ossia l’arginatura e la tipica testa del fontanile ma senza l’annuale pulizia delle tine e la manutenzione che denunciano quindi lo stato di abbandono) e alcuni “Parco dei fontanili” che conservano tracce oltre a marginali presenze (11).
Mezzo secolo fa avevamo una situazione dettagliata grazie a una rigorosa indagine condotta dall’Amministrazione Provinciale che fornisce molti dati.
- I Comuni di Milano e provincia (quindi compreso il capoluogo) interessati da fontanili sono 67;
- superfice comunale interessata dalla presenza di fontanili kmq. 1.065,09;
- superficie complessiva delle teste di fontanile mq. 205.165;
- numero di fontanili 873, di cui attivi 430; fontanili morti 443; bocche attive 549.
- Comuni con maggior numero di fontanili: Milano (135), Segrate (46), Cisliano (34), Rodano (32), Cusago
(31), Peschiera B. e Pioltello (30). - Comuni con minor numero di fontanili: Arese (0). Brugherio, Carpiano, Cassano A., Cassinetta L.,
Cernusco N., Gorgonzola, Lacchiarella, Merlino, Pregnana, Rosate, Vanzago e Vermezzo (1). - A Milano i fontanili sono parecchi ma quasi tutti classificati come morti, asciutti, acqua stagnante. Gli unici attivi sono marcati in neretto (quasi tutti di Muggiano o Assiano). Ecco i loro nomi: Piccaluga, Maiera, Figino, Fontaniletto, Molinazzo, Grande, Rosalia, S.Maria, Scariona, S. Maria del Giglio, Malandrone di Monzoro, Testino, Malandra Ferro di cavallo, Mairano, Gandola, Patellasco, Girolli o Boschetto, Cavetto, Ghiglio, Ghè o Nuovo, Testa nuova, Misericordia, Goretti o Masone, Scarlaccia o S. Teresina, Scarlaccino, Gaetano, Pozzolo, Cavetto o Forni, Biscione o Brione, Marcione, Corio, Cassinazza, Lorenteggio, Biraga, Franchetti, Baggio, Bonifardi, Mezzabarba, Due Testine, Pubbie o della Mezzetta, Cappello di Prete, Ferro di cavallo, Tre Teste, Cornelio I, Cornelio II, S. Martino di Assiano, Canabagno o Testone, Masnin, Macconago, Testone, Pozzolo, Tua, C. Nuova, C. ex Pozzolo, Giugno, Regina, Biblioteca, Nuovo, Scuola, Spazzolazza I, Spazzolazza II, Vaghi, Selvatico, Di Casa, Del Guzzo, Fombio, Marcione I, Giolini, Marcione II, Cottica, Spinè, Materno, Molinetto, Rosalia, Volpi o Vernasca, Vernasca, Testa Nuova, Facchetti, Rile o di Muggiano, Quintosole, Molino o Folla Tesserea, Sorigherio, Acquani.
L’area in cui è maggiormente presente la “zona dei fontanili è costituita da una fascia continua di sorgenti,
limitata a occidente dal Ticino e ad oriente dall’Adda, la cui lunghezza si aggira intorno ai 43 km e la
cui larghezza varia tra i 20 e i 4 km circa. In questa fascia la frequenza dei fontanili è molto variabile da
zona a zona: mediamente si ha un fontanile ogni 2,66 kmq ma nelle zone in cui forte è l’addensamento si
arriva anche ad avere 7-8 fontanili per kmq. L’interesse dei fontanili è dato non solamente dalla
presenza di notevoli quantità d’acqua sorgiva disponibile per l’irrigazione, ma anche dal fatto che
durante tutto l’anno l’acqua mantiene grosso modo la medesima temperatura media annua (…) che permette un maggior numero di sfalci di foraggio facendo scorrere un velo d’acqua – durante i mesi freddi con possibili brinate o gelate – sui prati detti a marcita (AA. VV. Indagine sulle zone umide in Provincia di Milano / 2 / I fontanili, Amministrazione Provinciale di Milano, 1975, p.16)”.
Ai corsi d’acqua variamente connaturati come sopra descritto devono aggiungersi rogge e fossi, rispettivamente, canali interpoderali e poderali. Quest’ultimi sono da intendersi come solcature a canale tra i vari corsi d’acqua originari per esigenze specifiche, soprattutto agricole. Boldinasco, a titolo esclusivamente esemplificativo, piccolo Comune poi assorbito da Garegnano, Trenno e, infine da Musocco, era lambito da Vepra (presso la cascina Comini, a suo tempo di pertinenza, attuale via Uruguay), Nirone, cave (attuale via De Lemene colmata dal Monte Stella e altra presso attuale piazza Kennedy), fontanile presso via Catullo, Merlata area via Sant’Elia con provenienza da area cimitero Maggiore, Mussa – Pudiga (Musocco – Quarto Oggiaro – area piazzale Accursio) rogge presso via Gallarate, viale Certosa e via Garegnano.
la perdita del paesaggio
Si trattava di un unicum, un armonioso quadro dove l’orizzonte paesaggistico rilevava la pennellata di colore che sempre offre l’acqua, impreziosita ancor più da una vegetazione di carattere mediterraneo. Orbene, dobbiamo immaginare una città con “n” Boldinasco, una autentica tavolozza di colori e di acque correnti. Milano ha perso totalmente questa configurazione, ha ormai solo qualche troncone dei navigli. Null’altro. La celebre Milano città d’acque non è più né si potrà più riproporre il magnetismo dei raffinati quadretti di Petrarca, di Stendhal o altri celebri cantori con i loro peana “…la campagna è ovunque intersecata da ruscelli, piccoli e cristallini e tra di loro soavemente intricati e vaganti, è appena possibile comprendere da dove scorrono o verso dove fluiscano. Ora convergono, ora divergono, e di nuovo ritornano a ricongiungersi da molte diramazioni in uno stesso letto. Diresti che tra questi meandri sinuosi emergono cori di ninfe o danze di fanciulle (12)“.
Popolazione dei fontanili. Durante lo scavo per la realizzazione del cimitero Maggiore o di Musocco, furono ritrovate sul piazzale presso la cascina Torcera o Torchiera cento tombe di “…una antica popolazione classificata pre romana dall’esame del prof. Castelfranco. Il luogo si trova a un paio di chilometri da Baranzate, dove nasce il Nirone, il maggiore dei fontanili milanesi, tanto da poter essere considerato un fiume. La quasi totalità delle tombe andarono distrutte, ma le quattro salvate erano disposte a tre quattro metri una dall’altra ed erano ad incinerazione, si trovavano sulla nuda terra, cioè senza pareti né copertura di ciottoli o di lastra, bensì con un fondo lastricato in ciottoletti di quarzo bianco (13). Qual era la popolazione antica di cui è stata rinvenuta la necropoli nei pressi del Cimitero Maggiore? E c’è un nesso con il grandioso fiume di risorgiva Nirone scavato a poco più di 1000 metri? Domande che attendono una risposta.
Note
10. Urbim, Unione Regionale, Bonifiche, Irrigazioni e miglioramenti fondiari. Tutela e valorizzazione dei fontanili, in collaborazione con la Università degli Studi di Milano, Facoltà di Agraria. Quaderni della ricerca n. 144, marzo 2012 p. 29 e segg.
11. In particolare presso il Parco delle cave (cava Ongari), Muggiano, cascina Linterno (via F.lli Zoia 194) e località vicine alla città come Cusago, Comuni del Parco Sud, Bareggio (dove è collocato il Fontanile Nuovo, didattico, realizzato dalla Provincia ma mai sufficientemente attivo per carenze di risorse; altre info in: https://www.ilcielosumilano.it/2015/12/13/muggiano-ifontanili-cosa-sono-e-dove-sono/ . Altre testimonianze si collocano presso il Parco del Ticino oltre a unità specifiche sul territorio.
12. AA. VV. Petrarca a Milano, Fondazione Perini, Amici Linterno, Coop. Donati, Milano 2007, p. 14.
13. Bolla Margherita, Le necropoli romane di Milano, in “Rassegna di studi del civico museo archeologico e del civico gabinetto numismatico di Milano”, supplemento V, Notizie dal chiostro del Monastero maggiore, Milano, 1988, p. 13.