SOMMARIO Scoprire la vera Niguarda. È l’unico, fra gli ex comuni aggregati nel 1923 ad avere avuto alle sue dipendenze un solo borgo: Bicocca dal 1841, per il resto sono solo grandi ville aristocratiche, un tempo appartenenti a nomi illustri della storia milanese. E così come diversi borghi sono divenuti famosi per la loro funzione urbana, per esempio San Siro=stadio, Musocco=”cimiterone”, etc. così Niguarda lo è per “l’ospedalone” aperto nel 1939. Ma San Siro, Musocco e Niguarda sono un’altra cosa. Qui le diverse residenze patrizie si prestano a comporre una mappa storica, ideale anche per le due ruote: il “percorso delle ville di Niguarda”. Scopritele qui
di Roberto Gariboldi
L’antico comune di Niguarda, attraversato dal fiume Seveso, come tutti gli antichi insediamenti siti in prossimità di Milano, fungeva da retroterra agricolo, indispensabile alla sopravvivenza della città. Sito a nord di Milano, è un insediamento molto antico, con tutta probabilità di origine celtica, come potrebbe far supporre la radice del toponimo stesso della località. Secondo diversi glottologi l’origine del termine Niguarda si deve far risalire al celtico “gwarda”, che preceduto da “ni” significa “nuovo posto di guardia”. La località era sicuramente abitata in epoca romana in quanto attraversata dalla strada Vallassina (1) all’altezza del terzo e quarto miglio. A conferma sono stati trovati alcuni reperti archeologici, tra cui un sarcofago, risalenti al IV secolo dopo Cristo, rinvenuti durante i restauri di Villa Corio.
In epoca medioevale, durante l’epoca comunale, la potente famiglia locale di commercianti dei Da Niguarda ebbe una certa importanza nella storia comunale milanese. Componenti di questa famiglia compaiono diverse volte in atti notarili e in un elenco del 1199 un certo Crosso Da Niguarda figura tra i componenti della Credenza di Sant’Ambrogio. Molto interessante è anche un documento del 1244 dove due massari, dipendenti dalla canonica di Niguarda, ottennero un prestito di 24 soldi per l’acquisto di alcuni mandorli destinati a essere piantati presso la vigna già esistente. Per pagare il debito i due massari si impegnarono a consegnare i frutti degli alberi sino all’estinzione del debito stesso. Questa notizia mette in risalto due aspetti interessanti: a nord di Milano si coltivava uva e si produceva vino; confrontando molti documenti a carattere agricolo d’epoca medioevale, spesso ricorrono citazioni di vigne in quasi tutte le località prossime a Milano. Più interessante è invece la notizia che si potevano anche impiantare mandorli e produrre frutti, evidentemente allora il clima lo permetteva.
Chiesa di San Martino
Dal punto di vista religioso il territorio di Niguarda dipendeva dalla pieve di Bruzzano, già documentata nel secolo XI, che comprendeva un vasto territorio con molti comuni: Affori, Bicocca, Bresso, Brusuglio, Bruzzano, Cormano, Crescenzago, Dergano, Gorla, Niguarda, Precentenaro, Precotto, Segnano, Turro. La parrocchia è dedicata a san Martino; la fondazione della chiesa risale al XIII secolo ed essa viene costantemente citata nelle diverse viste pastorali effettuate dagli arcivescovi di Milano: ad esempio, in una relazione del 1638 risulta che il parroco era Pietro Paolo Perego, sacerdote milanese. La parrocchia possedeva 133 pertiche di terra, due livelli annui: uno di lire 9, l’altro di lire 3, che fanno sì che all’anno in tutto l’entrata fosse di lire 450. Le anime da comunione erano 262, in tutto 485 abitanti. Invece nella visita pastorale del cardinale Pozzobonelli (1756), per la cura della parrocchia risultavano un parroco e tre cappellani, che si occupavano delle chiese sussidiarie, con 766 anime delle quali 556 comunicate.
Nella parrocchia era presente la scuola della dottrina cristiana ed era attiva la confraternita del Santissimo Sacramento, eretta dall’arcivescovo Carlo Borromeo nel 1582; esistevano inoltre la confraternita del Santissimo Rosario, eretta il 15 settembre 1607 da Ludovico Istella vicario generale dell’Ordine dei predicatori e il sodalizio della Santa Croce, eretto nel 1610. Nel territorio della parrocchia, oltre alla chiesa di San Martino, esistevano l’oratorio di Sant’Antonio di Padova di iuspatronato del marchese Clerici, l’oratorio della Beata Vergine Immacolata, di iuspatronato della famiglia Trotti, l’oratorio di San Giovanni evangelista alla Bicocca, comune a sé stante fino al 1841, quando fu aggregato a Niguarda.
La chiesa di Niguarda venne ricostruita immediatamente dopo la grande peste del 1630 e nel XIX secolo fu oggetto di numerosi interventi che portarono all’ampliamento della struttura con l’aggiunta delle navate laterali; il campanile è del 1926.
Giovanni Battista Rampoldi (2) nella sua “Corografia dell’Italia” edita nel 1834, così descrive Niguarda: “Ameno villaggio di Lombardia, distante tre miglia settentrione da Milano, presso la destra riva del torrente Seveso, rimarchevole perché quivi soleva villeggiare lo storico Bernardino Corio, che ivi scrisse la Storia di Milano. Vi si annoverano più di 1600 abitanti. I suoi dintorni sono feracissimi di cereali, vi abbondano pure le viti ed i gelsi. Prima del 1618 gli era unito il villaggio di Pratocentenaro (3)”.
Industria e pendolarismo
Per quasi tutto l’Ottocento il comune di Niguarda conservò il suo aspetto agricolo, così come tutti i comuni limitrofi a Milano; solo verso la fine del secolo, con la grande espansione della città, dovuta per lo più all’inizio dello sviluppo industriale cittadino, anche Niguarda cominciò a cambiare aspetto. Nel 1876 Paolo Santagostino aprì a Niguarda uno stabilimento che produceva calze, che nel 1907 avrebbe avuto alle sue dipendenze 206 operai, per lo più donne. Le zone a nord di Milano poterono godere in misura maggiore dello sviluppo industriale cittadino rispetto alle zone sud della città, in quanto favorite dall’esistenza di buoni collegamenti ferroviari, che aiutarono in misura considerevole questo sviluppo. Contemporaneamente all’inizio dello sviluppo industriale si creò anche il fenomeno del pendolarismo, cioè di persone che quotidianamente da Niguarda, come da tutti gli altri comuni limitrofi, si recavano a Milano per lavorare. A questo riguardo interessanti sono due testimonianze, una del 1864: “Dai casali e paeselli finitimi, da Affori, da Niguarda, da Greco, da Bruzzano, da Bresso, migliaia di operai si riversano ogni mattina nelle officine”. L’altra testimonianza è del sindaco di Niguarda e risale al 1873: “Centinaia di lavoratori partono ogni giorno verso Milano per rincasare la sera, sono muratori, fabbri, falegnami, pettinai, stuoiai, facchini di studio, di negozio e di ferrovia, materassai, selciatori, cantinai, carbonai e simili.”.
Nei vari piani regolatori che Milano cominciò a studiare a partire dalla fine dell’Ottocento si pensava già ad un allargamento della superficie della città: dato che i terreni entro le mura spagnole erano pochi e carissimi, alla speculazione edilizia non restava che interessarsi ai terreni agricoli di piccoli comuni prossimi alla città. Grande problema da risolvere per l’amministrazione comunale fu il dover far fronte alla forte immigrazione: era necessario trovare un alloggio a tutte queste persone venute nella grande città per trovare lavoro. Nel 1908 nacque a Milano l’Istituto Case Popolari che negli anni a seguire, assieme a cooperative sociali come l’Umanitaria, cercò di far fronte all’enorme richiesta abitativa: specialmente dopo l’aggregazione a Milano del 1923, il territorio dell’ex Comune di Niguarda fu oggetto di numerosi interventi urbanistici destinati alla piccola borghesia impiegatizia e agli operai. Grande importanza ebbe la realizzazione dell’Ospedale Maggiore, inaugurato nel 1939, fino al 2017 denominato Ospedale Niguarda Ca’ Granda, oggi è ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, è specializzato nel trattamento delle patologie a medio-elevata complessità.
Il percorso delle ville
Dell’antico borgo rimane poco, più che altro riconoscibile nelle facciate di via Luigi Ornato e nello scorcio della parallela via Paulucci di Calboli, dove è tutt’ora in piedi un elegante arco di attraversamento aereo, autentico pezzo di archeologia rurale. Va meglio per alcune emergenze artistiche come le ville della nobiltà milanese che qui si rifugiava durante l’estate. Niguarda è veramente fortunato ad averle conservate, altrove nelle zone periferiche sono state abbattute in serie. La villa più rilevante dal punto di vista architettonico è la settecentesca villa Clerici, opera dell’architetto Francesco Croce, autore di notevoli monumenti milanesi (e non solo), tra cui la guglia centrale del Duomo nonché dei portici della Rotonda di via Besana. All’interno c’è una Galleria di affreschi di cui è autore Giovanni Battista Tiepolo (1694-1770), tra i migliori esempi di barocchetto a Milano.
Terminata nel 1733, verrà chiamata un po’ pomposamente la Versailles di Niguarda, ma effettivamente è la più estesa villa con parco a Milano, sicuramente la più estesa fra gli antichi borghi milanesi, dotata di due anfiteatri e un giardino con statue (4). Ora è visitabile e ospita la Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei (in via Terruggia,14). Sito web www.villaclerici.it. E non è l’unica villa con parco a Niguarda.
Villa Corio, risalente al XV secolo e ora sede della biblioteca comunale Niguarda (via Gian Battista Passerini, 5), villa Lonati del XV secolo, in realtà ricadente nei Corpi Santi ma da sempre considerata parte di Niguarda (via Zubiani,1), ristrutturata nel XVIII secolo e ora sede di un vivaio comunale, villa Mellin Mantovani risalente ai primi del ‘900 e sede della scuola della polizia di stato (in via Antonio Cesari 20); villa Calderara, anch’essa d’inizio ‘900, ora appartenente alle suore Domenicane (via Adriatico, 8).
Tornando alla vecchia Niguarda, recentemente è stata abbattuta Villa Trotti, risalente al XVII secolo, ancora in piedi fino al 2022, purtroppo demolita in quanto pericolante dopo anni di abbandono. La ex Curt di matt”, cascinale adiacente alla Villa era già stata abbattuta da tempo, mentre invece si poteva almeno in parte salvare. Questi abbattimenti hanno notevolmente impoverito la storicità di Niguarda, inferendo un colpo brutale, durissimo.
Merita infine una citazione cascina California, posta a nord dell’abitato (via Luigi Ornato, 122), che da più di cento anni ospita un locale pubblico. Fu fondata da un cowboy che, portato a Milano nel 1891 in tournee da Buffalo Bill, si innamorò di una ragazza niguardese e lì rimase a vivere.
Note
(1). La Vallassina, o Valassina è una valle della Lombardia centrale, situata tra il Lago di Como propriamente detto e il Lago di Lecco. La percorre il fiume Lambro nel suo primo tratto, prima di gettarsi nel Lago di Pusiano. Centri principali sono Asso e Canzo (Treccani).
(2). Giovanni Battista Rampoldi, geografo (1761-1836), funzionario della dogana milanese, viaggiò anche in diversi Paesi islamici, descritti in molti saggi con spirito illuminista, scevro da pregiudizi.
(3). Pratocentenaro nel 1841 fu invece aggregato a Segnano, poi questo a sua volta nel 1863 a Greco Milanese e infine con quest’ultimo nel 1923 a Milano
(4). Fotografie di Villa Clerici QUI