SOMMARIO Il territorio di Lambrate (“borgo del fiume Lambro”) è sempre stato importante, fin dalle origini 3500 anni fa. C’erano dei monasteri a cascina, una polveriera spagnola, numerose belle ville signorili e i Martinitt. Ma la gloria arriva nel XX secolo: nel 1905 il ritrovamento di un bel sarcofago in marmo datato IV secolo (foto). Infine, il meglio dei brand industriali Made in Italy: i tubi Innocenti, le amatissime (nel mondo) Lambrette e la Faema. Scusate se è poco.
di Roberto Visigalli
Dalle origini al Moro
Il nome Lambrate, di origine celtica, deriva dal fiume Lambro e i primi segni di insediamento risalgono a più di 1500 anni prima dell’era cristiana. Il territorio è romano dal 222 a.C. col nome di Gallia Cisalpina, lo provano il ritrovamento di un bronzo di Augusto con indicato XXXIV podestà tribunizia dell’era cristiana, e di un notevole sarcofago di marmo del 300 circa d.C. oggi nel museo del Castello Sforzesco (per una lettura rapida con breve video leggi QUI, per l’intera storia del ritrovamento leggi QUI). La località viene citata da Plinio il Vecchio per alcune vicende della Roma Repubblicana come luogo di tappa per pellegrini e truppe.
Dopo la vittoria del re longobardo Alboino, Lambrate viene affidato agli arimanni, i soldati longobardi distintisi in battaglia e appartenenti alla stessa tribù: tra di essi, appaiono in documenti lambratesi del XVII e XVIII secolo i Menclozii. Tra l’VIII e il IX secolo sorgono i primi monasteri a cascina (uno è in via Saccardo 40) e iniziano le costruzioni della chiesa di San Martino, dei Santi Faustino e Giovita e dell’oratorio di San Gregorio Vecchio.
Dell’ 883, ora scomparso, era uno dei lazzaretti del milanese, precisamente “Ad Lambrum ecclesia Sancti Gregorii, Hospitale de Brolio”, al Lambro per distinguerlo dal Lazzaretto di San Gregorio fuori Porta Orientale (l’ex Lazzaretto in Via San Gregorio nell’attuale Porta Venezia, risalente al 1200 ma probabilmente già esistente). Nell’XI secolo San Martino diventa parrocchia della Pieve di San Donato Milanese e lo rimarrà fino a quando nel 1573 San Carlo Borromeo non la affiderà alla Pieve di Segrate e dal 1167 iniziano a svilupparsi, grazie ai fontanili presenti nel territorio, le marcite, grazie alle quali viene mantenuto il terreno bagnato in ogni periodo dell’anno per ottenere più tagli di foraggio. Si sviluppa anche la piantagione del gelso per l’allevamento del baco da seta, i moron, forse chiamati così in onore di Ludovico il Moro che ne favorì la piantagione, oltre a del buon vino.
Nel marzo 1569 alla Cappelletta, del XII secolo, viene in visita per la prima volta San Carlo Borromeo (successivamente tornerà nell’ottobre del 1569 e nel settembre del 1573), fruendo della limitrofa Villa delle Rose proprietà della famiglia Borromeo. Per molti secoli una tradizione lambratese è stata quella di portare in solenne processione la Madonna della Cintura: la prima volta fu durante la sagra paesana dell’agosto 1578 e durò fino ai primi anni del 1800.
Pare che a Lambrate abbia soggiornato Niccolò Macchiavelli prima di recarsi col suo amico Matteo Bandello, frate domenicano, a Mantova alla corte dei Gonzaga.
Lambrate diventa feudo e poi comune
Nel 1534 Lambrate diventa una provincia spagnola. Sono proprio gli spagnoli a dare vita alla Polveriera (dove attualmente sono alloggiati i Martinitt) in cui in seguito si recherà con frequenza il maresciallo Radetzky. Nel 1600 le autorità spagnole trasformano il borgo in feudo e il 14 giugno 1673 Lambrate ha nel senatore Don Giuseppe Loaysa (famiglia di conti di Lambrate) il suo primo feudatario. Lambrate era diviso in Lambrate Superiore e Lambrate Inferiore, distanti 400-500 metri dalla riva del fiume, ed era composto da piccole comunità: Lambrate Superiore all’altezza delle vie Dardanoni, Folli e Crescenzago e Lambrate Inferiore all’altezza della chiesa di San Martino (oggi vie Console Flaminio, Saccardo, Crespi e Pitteri).
Il borgo ha poi dedicato alcune strade ai suoi abitanti piu rilevanti, appartenenti a famiglie nobili del posto: Giulio Dardanoni (questore di Lambrate), Egidio Folli (sindaco di Lambrate) e i cugini Giuseppe e Antonio Canzi (considerati eroi nazionali), feudatari di Lambrate dal 1756 al 1805. Nel gennaio del 1808, nel periodo napoleonico, Lambrate è annesso per la prima volta a Milano ma, con il ritorno degli austriaci, nel 1816 riacquista la sua autonomia amministrativa e nel 1846 vi viene posata la prima pietra della stazione ferroviaria di Lambrate, parte della ferrovia che avrebbe dovuto collegare Milano e Venezia, conosciuta come Ferdinandea (in onore di Ferdinando d’Austria).
Il 23 febbraio 1919 il comune di Lambrate concorda con il sindaco Caldara la richiesta al Regio Governo di annessione al comune di Milano, fatte salve numerose garanzie. Col decreto del 2 e 4 dicembre 1923 Lambrate viene annesso a Milano, ma le garanzie non verranno rispettate. Il risultato saranno alcune migliorie tecnologiche (ampliamento della rete ferroviaria, espansione edilizia, costruzione delle fognature) a fronte di una perdita di autonomia amministrativa e di un allontanamento dell’istituzione dalla popolazione.
I Martinitt e la trasformazione
Il 24 ottobre 1932, alla presenza del re Vittorio Emanuele III, a Milano in occasione della Fiera Campionaria, viene inaugurata la sede de “i Martinitt” (da Martinin, per la vicinanza della prima sede alla chiesa di San Martino di Tours, in zona via Manzoni), l’orfanotrofio maschile di Milano (per le bambine si chiamerà “le Stelline”). Dal 1984 la struttura cambierà proprietà e diventerà alloggio per studenti provenienti da altre città, dotato di mensa e camere singole. Tra i Martinitt si annovera anche Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica e noto uomo d’affari.
Nel 1939 viene progettato dall’architetto Luigi Casiraghi il Parco Lambro, la cui costruzione viene terminata dal Comune di Milano nel 1946 con innesti di nuove piante e nel 1988 il Parco sfiorerà i 200.000 mq.
Nel 1950 si insedia l’Innocenti, già attiva dal 1911 in un’altra parte della città: inizialmente con la produzione di tubi per l’edilizia (chiamati tutt’ora tubi Innocenti), in seguito con la produzione della Lambretta (fino a 100.000 in quell’anno).
Successivamente arriva anche la Faema, che produce macchine per caffè espresso, come pure molte altre industrie.
Gli anni duemila
Nonostante la riconversione di numerose aree (le aree ex Innocenti e De Nora sono diventate aree di sviluppo edilizio, la prima dagli inizi degli anni duemila, l’altra più recentemente, ed anche l’area dell’ex Faema è stata destinata a edilizia), parecchie sono le ville, le case e i mulini presenti ancora a Lambrate: infatti nella zona esistevano numerosi mulini vista la vicinanza del fiume Lambro. Nella parte che era chiamata con torretta (restaurata da poco), nella parte chiamata un tempo Lambrate Superiore ci sono invece: Villa Bombelli in via Massimiano angolo via Ventura, Villa Folli e Villa delle Rose in via Dardanoni, Villa Busca Serbelloni, detta anche la Palazzetta su via Rombon all’angolo con via Crescenzago; nei pressi di villa Folli si trova il Mulino Gilberti.
Nell’ambito del Fuorisalone, sono stati creati in via Ventura numerosi studi d’architettura e gallerie d’arte oltre che nuovi edifici: è stata salvata l’insegna dell’ex Luna Park Varesine, ora demolito, e le parole Luna e Park campeggiano ora in via Ventura e via Massimiano riutilizzate dall’artista Patrick Tagliafuoco come simbolo del cambiamento. Inoltre a Lambrate stanno sorgendo murales sulla storia del borgo in via Pitteri e in via Console Flaminio.