SOMMARIO Era chiamato così, con questo riferimento alla capitale della Belle Epoque, uno degli ex Comuni della corona milanese, che ha meglio mantenuto la fisionomia originaria. La Gorla rivierasca del naviglio Martesana è ancora tutta lì, con le sue ville d’epoca, un tempo meta dei milanesi per le gite fuori porta e le eccellenti trattorie “a prezzi onesti”. Luoghi ameni che chissà, forse un giorno, con un po’ di buona volontà, potrebbero tornare
di Edo Bricchetti
Il vecchio borgo di Gorla è ancora tutto lì, raccolto attorno al Naviglio Martesana, al vecchio ponte in pietra, alla piazza “Commune”, disteso lungo le alzaie di via Bertelli e via Tofane, a pochi passi dal traffico congestionato di viale Monza. Sembra incredibile che possano coesistere due mondi così diversi per tratti ambientali e storia. È come se Gorla e il naviglio volessero aprire una breccia all’interno della ragnatela metropolitana e riannodare le trame di un tempo.
E mentre viale Monza, o ciò che rimane della “Strada Regia detta di Loreto” aperta nel 1782 in sostituzione dell’antica Strada Maestra di Porta Orientale con ben quattro filari di platani che facevano da ornamento allo stradone centrale riservato al movimento delle carrozze e ai due viali interni riservati ai pedoni, si animava di nuove attività e servizi, Gorla si rannicchiava su sé stessa per non essere risucchiata dall’invadenza della città. Di tutti i 12 Comuni rurali della cintura milanese, Gorla è forse il borgo che più di tutti ha mantenuto la sua fisionomia originaria e questo grazie al naviglio che l’attraversa da capo a fondo, da est ad ovest.
Secondo alcuni Gorla, dal latino gulula, piccola gora, ebbe origine da una colonia di abitanti milanesi del Borgo di “Porta Comacina” che, per sfuggire alle distruzioni del Barbarossa, si rifugiarono in quest’area nel 1161. Nelle mappe storiche, almeno fino al 1721 (Catasto del Regno Lombardo Veneto di Carlo VI), Gorla era solo un puntino sulla carta, un piccolo Comune autonomo di neppure un miglio quadrato. Nella carta del Brenna di “Milano e dintorni” (1833), disegnata alla scala 1:2000,
il borgo di Gorla vi viene, invece, rappresentato con più dettagli, a cavallo del naviglio e del regio stradone per Monza. Nella “Nuova mappa del Comune di Gorla e Precotto”, redatta nel 1903 dall’Ufficio Tecnico Comunale alla scala 1:2000 e delle successive edizioni alla scala 1:5000 del 1910 e del 1915, si ha modo di notare il senso di una lenta ma radicale evoluzione (o involuzione!) dai primi tratti rurali ai tratti propri dell’insediamento metropolitano, in quella terra di confine situata fra la campagna aperta delle terre asciutte milanesi e le propaggini periferiche della grande città.
Dal 1864 il Comune assunse il nome di “Gorla Primo” per distinguerlo da altre località omonime; nel 1920, accorpò il Comune di Precotto (allora autonomo) cambiando il proprio gonfalone in Gorla-Precotto. La popolazione crebbe fino a 6210 unità il che permise ai due borghi di evitare l’annessione a Milano almeno fino al 1923.
Il “grande fiume”
L’orientamento del borgo era dovuto alla conformazione oro-idrografica della zona con i suoi fontanili, rogge e cavi che l’intersecavano da nord a sud, fra cui il Cavo Taverna e la Roggia Acqualunga (“Milano Corografica”, 1920), e ad una rete di strade consorziali e vicinali che lo collegavano a Turro, Precotto e Crescenzago. Il canale era per i Gorlesi il “grande fiume”. Qui si cimentavano i nuotatori più ardimentosi poiché per gli altri c’era il piccolo bacino (poche bracciate o meglio poche calate) della Roggia Taverna, in sponda sinistra del naviglio, trasformata in un piccolo centro balneare, “El Bagnin de Gorla”.
Gorla rivierasca è ancora tutta lì: Villa Finzi del conte ungherese Giuseppe Batthyany, grande amico di principi e dello stesso imperatore Francesco d’Austria (poi ceduta al cavaliere Prospero Finzi), con il suo parco all’inglese e i Tempietti dell’Innocenza e della Notte. Villa Singer, la Casa dei Ciliegi (già convento dei Padri Minimi), il vecchio ponte in pietra del 1703. Manca all’appello Villa Angelica-Duprais, cancellata dai bombardamenti dell’ultima guerra e da un piccone demolitore troppo sbrigativo. Oggi di Villa Angelica-Duprais rimane solo una torretta ottagonale in mattoni, un tempo affrescata con figure di danzatrici, punto terminale del parco della villa.
Non mancano, invece, le case economiche dei fiaccherai e cocchieri di via Tofane, il vecchio municipio (oggi Villa Arosio) di piazza “Commune”, oggi ribattezzata “Piazza ai Piccoli Martiri di Gorla” in memoria dei 184 alunni e 14 maestri della Scuola Elementare “Francesco Crispi“ deceduti durante un bombardamento a tappeto il 20 Ottobre 1944. A ricordare l’immane tragedia c’è ora un monumento, opera dello scultore Remo Brioschi, con lo straziante appello (“Ecco la guerra“) di una madre che espone al mondo il corpo esanime del proprio figlio come in un olocausto. C’è chi vorrebbe ritagliare all’interno della piazza un “campiello del silenzio” a severo monito contro tutte le guerre.
Qui il naviglio entrava nella sua dimensione propriamente urbana con una successione di ville e spazi ameni per il passeggio e lo svago (il “Boschett” di viale Monza, il “Cantun Frecc” di via Prospero Finzi) all’ombra di spazi piantumati serviti da Hostarie tra le più gettonate dai milanesi in odore di gite fuori porta. Ne parlava in termini entusiasti lo stesso Cesare Cantù (1857), piacevolmente attratto da quegli “ameni dintorni” sparsi di ville, casini di campagna ed osterie che “l’aria tanto fina, tanto buono il vino, saporito il mangiare e tanto onesti i prezzi di consumazione”.
A ricucire gli ultimi tratti ambientali di quella che un tempo era chiamata la “Piccola Parigi“ ci pensa oggi il gemellaggio con i borghi limitrofi di Greco Milanese e Crescenzago, avallato da un bel percorso ciclopedonale lungo l’alzaia del naviglio, dalla Cassina de’ Pomm (Greco Milanese) alla Cascina di via Idro (“Riviera” di Crescenzago”). Chissà se riuscirà a ridare a Gorla il suo vecchio privilegio di “luogo ameno”.
GORLA, BIBLIOGRAFIA DELLO STESSO AUTORE
TERRE DI CONFINE – I BORGHI MILANESI DI TURRO GORLA PRECOTTO CRESCENZAGO, Edo Bricchetti. Associazione Gorla Domani. Edizioni Directa S.r.l. Milano, 1994
UNA PIAZZA UN VOLTO: PIAZZA DEI PICCOLI MARTIRI DI GORLA. Edo Bricchetti, Associazione “Gorla Domani”. Milano. 2001