SOMMARIO Un Comune dall’estensione stranissima, estesa nel territorio che circondava le Mura Spagnole di Milano (con una punta verso Sud, vedi qui la cartina). In pratica, nel 1871 alla campagna meneghina fu assegnato un sindaco (con giunta e consiglio) e un’amministrazione. Nel 1808 fu dai francesi unito a Milano; indi tornò autonomo con gli austriaci per 57 anni, dal 1816 al 1873, ad Unità d’Italia avvenuta. Qui si pagavano meno tasse, nacque la prima rivoluzione industriale, c’erano decine di borghi e cascine, luoghi bellissimi frequentati da artisti e scrittori, oggi andati perduti
di Gabriele Pagani
Come avvenne l’aggregazione del Comune dei Corpi Santi a Milano?
Il territorio ad anello tra le mura delle città e i primi Comuni rurali – noto come Corpi Santi – agli albori delle prime autonomie amministrative, assunse alla dignità di Comune. Qualche incertezza accompagna l’origine di questo insolito toponimo originato, secondo alcuni, dal culto della sepoltura dei primi cristiani fuori le mura messo però in discussione da un documento settecentesco, rinvenuto con generosa fortuna alcuni anni fa, che attribuirebbe a necessità belliche l’avere sgombro le aree prospicienti le mura in caso di assedio.
Il documento – del 1751, memoria di una inchiesta disposta dal Governo che, a quei tempi, è a Vienna – infatti precisa: “Li Corpi santi di Milano sono un distretto fuori, ed in giro alla città per la distanza della medesima di circa due miglia. Ritiensi per fatto costante, essere stato il Distretto de’ Corpi santi parte costitutiva della stessa città per sei, e più secoli, né quali gli antichi Romani tennero il dominio dell’Insubria avvegnachè fino al confine di quelli furono estese, e fabbricate le mura del recinto di quella Metropoli, per anni 194, secondo Tristano Calchi, avanti la nascita del Salvatore quale godette di tale ampiezza fino alla distruzione non solo di quelle Mura, ma della città tutta fatta eseguire da Attila, nell’anno di nostra Salute 452 secondo il sentimento de’ scrittori di maggior credito (Galvan. Flam. in Poliant. Novel. C. 146 Mss presso li RR PP di S. Eustorgio) (1).
Gli abitanti dei Corpi Santi si considerano cittadini e non rustici, un passo del documento citato non lascia dubbi: “…gli abitanti sono sempre stati tenuti per Cittadini, e regolati dalli stessi Ministri, con l’istesso metodo e perciò sono obbligati et ascritti alla milizia urbana. Li rustici poi sono obbligati a servire ogni anno al Reale Castello”. Questo Comune, così particolare, insolito anche nella sede allocata entro la città murata, ha avuto una vita travagliata subendo ripetuti tentativi di sopprimerlo e aggregarlo alla città stessa. Seguendo il suo percorso si ha modo di esplorare uno degli aspetti della vita di Milano che conoscerà, nella sua storia altre aggregazioni e, verosimilmente, potrebbe conoscerne altre in futuro, sulla scia di quanto è avvenuto e sta avvenendo in certe aree dell’America e della Cina, con città misurate a decine di milioni di abitanti.
Travaglio di un Comune che dava fastidio
Con la legge 22 dicembre 1797 fu disposta la soppressione del Comune dei Corpi Santi e la sua aggregazione al Comune di Milano. Il provvedimento legislativo non venne però applicato, né sorte diversa ebbero in questo senso le leggi di ripartizione territoriale che si succedettero fino al 1801, nelle quali i Corpi Santi erano indicati per l’appunto come Circondario esterno del Comune di Milano (comunicazione prefettizia 1802). Il Comune dei Corpi Santi continuò pertanto ad avere un’amministrazione separata da quella di Milano, nonostante le reiterate richieste di unione avanzate dal Consiglio comunale della capitale. Le ragioni degli amministratori del Comune extramurario appaiono recepite nel compartimento territoriale del Regno d’Italia (decreto 8 giugno 1805), dove i Corpi Santi sono descritti come Comune autonomo suddiviso nelle seguenti porte:
Porta Comasina con Porta Tenaglia;
Porta Nuova;
Porta Orientale o Porta Riconoscenza;
Porta Tosa con Malnoè (o Monluè) e Cassina delle Rottole;
Porta Romana con Porta Vigentina;
Porta Marengo o Ticinese con Porta Lodovica e Ronchetto delle Rane;
Porta Vercellina con Portello del Castello o di Foro Bonaparte.
Già l’anno successivo il Consiglio di Stato predispose comunque un decreto per l’unione dei Corpi Santi al Comune di Milano (decreto 4 febbraio 1806), che non ebbe però la conferma da parte del viceré. L’autonomia amministrativa del Comune extramurario venne meno pertanto solo due anni più tardi, quando, ad attuazione del sovrano decreto 14 luglio 1807, con cui si accordava ai Comuni murati l’aggregazione dell’area circostante le mura, anche a Milano fu disposta l’unione di un Circondario esterno formato da 35 comuni soppressi, tra cui i Corpi santi, che a quel tempo contavano 17.357 abitanti (decreto 9 febbraio 1808).
Fu così che il 9 febbraio 1808 fu promulgato il decreto che annetteva a Milano non solo i Corpi Santi, ma tutti i 35 comuni del circondario esterno posti nel raggio di 4 miglia dai bastioni, ossia entro le 5 miglia dalla piazza del Duomo: Affori, Bicocca, Boldinasco, Casa Nova, Chiaravalle, Corpi Santi, Crescenzago, Dergano, Garegnano Marcido, Gorla, Grancino, Lambrate, Lampugnano, Linate superiore ed inferiore, Lorenteggio, Macconago, Morsenchio, Musocco, Niguarda, Nosedo, Poasco, Precentenaro, Precotto, Quarto Cagnino, Quinto Sole, Redecesio, Ronchetto, San Gregorio Vecchio, Segnano, Sella Nuova, Trenno, Turro, Vaiano, Vigentino, Villapizzone. Tuttavia con il ritorno degli Austriaci tornarono immediatamente autonomi e il comune di Milano tornò a coincidere con la cerchia dei Bastioni con notificazione del 12 febbraio 1816.
La soppressione “brutale” del 1873
Ma i tempi erano ormai maturi, l’industrializzazione stava interessando l’Alta Italia e, in particolare, Milano, con aumento dei traffici e dell’urbanizzazione. Nel 1872 avvenne la tanto attesa (e temuta, per la parte avversa) soppressione del Comune dei Corpi Santi con aggregazione al Comune di Milano. La stampa dell’epoca dà ampio spazio all’evento e ne tratteggiamo, di seguito, alcuni stralci. Viene ricordato che il suburbio, già unito a Milano ne fu staccato nel 1781, poi riunito e di nuovo staccato, in un altalenarsi di contraddizioni, senza considerare che “Milano venne a trovarsi poco a poco troppo ristretto entro i suoi confini e tentò di allargarsi, ma si trovò alle sue porte un Comune unico al mondo per la singolarità della sua configurazione materiale che, come un cerchio di ferro, lo recinge e lo preme” (2).
Questa necessità della città si protrae da tempo e le schermaglie con il Comune del suburbio toccano temi ricorrenti: “…per mancanza di spazio per stazioni, mercati, cimiteri, gazometri, con gli inconvenienti della copiosa prostituzione, l’invasione del vaiolo, i suffamigi per il colera, la piaga indistruttibile della mendicità (…) un Comune acefalo che non ha ragion d’essere per la mancanza di tutti quegli elementi che sono necessari per formare un Comune privo com’è, benché popoloso di circa 70.000 abitanti di chiese, di teatri, di ospedali, di scuole superiori” e si arriva così al 14 novembre 1871 quando, dopo una serrata discussione in Consiglio comunale, Milano approva un ordine del giorno favorevole alla aggregazione del Comune dei Corpi Santi. Ma i “corpisantini” sono battaglieri, organizzano adunanze, proteste e propongono addirittura di inviare una circolare a tutti i Comuni del Regno per avere adesione e appoggio nella loro protesta. Non mancano momenti ilari con il consigliere Mussi che, dopo aver sottolineato la buona amministrazione del Comune dei Corpi santi, auspica l’annessione del Comune di Milano, provocando ovviamente le risate dei convenuti.
La fine era scontata e da Roma giunse finalmente il sospirato Decreto con la fissazione della data 1 settembre 1873 agli effetti dell’annessione. Ormai l’aggregazione non faceva più notizia e i giornali si limitarono a rilevare che: “…Milano con oggi è, dopo Napoli, la città più popolosa d’Italia (…) ogni corpo esercita una influenza di attrazione proporzionata al suo volume: non disgiungete i 234.000 milanesi che vivono entro le mura dai 70.000 che vivono fuori e questi 300 e più mila vivaci, attivi, e ricchi cittadini costituiranno il genio amministrativo più importante dell’alta Italia”.
Note