Uno dei fiumi più inquinati e maleodorante) d’Europa offre ancora, in realtà, angoli incantevoli documentati da Roberto Visigalli lungo il suo percorso. A lui va il merito di restituire, se non altro attraverso le fotografie, il paesaggio autentico, ancorché dimenticato, dei borghi milanesi di una volta
di Riccardo Tammaro (*) – Fotografie di Roberto Visigalli
Questo libro, scritto da Roberto Visigalli, con cui ho collaborato in precedenti volumi dedicati a Milano, persegue tre obiettivi, tutti degni di nota. Il primo è eminentemente turistico: il libro vuole raccontare, con testo e immagini, tutte le bellezze che il Fiume Lambro riserva a chi lo vada a visitare, e include anche brevi schede sulle località viciniori, pur non includendole tutte per motivi di spazio: del resto, la Lombardia tutta (e la valle del Lambro non fa eccezione, anzi!) conserva momenti bucolici, artistici, storici in quantità. Chi si volesse inoltrare sui sentieri virtuali descritti nel libro incontrerà numerose bellezze di vario tipo.
Il secondo obiettivo è storico: nel libro vengono anche esaminati alcuni aspetti del territorio relativamente ai secoli precedenti, in particolare quelli relativi ai Mulini, di cui tuttora si trovano non solo tracce ma addirittura interi edifici e complessi, lungo tutto il percorso del fiume; particolare attenzione, poi, viene riservata ai mulini che si trovano nel territorio del Comune di MiIano, per ricordare che la storia di Milano è quella di un centro rurale, che poi si è ingrandito grazie ai commerci, e quindi via via fino ai giorni nostri, senza però perdere mai la sua ruralità, ancora molto presente nelle parti più esterne del suo territorio, tanto che il 17% dell’estensione totale del Comune è coltivata.
Collegato al mondo dei mulini e dell’acqua è stato anche esaminato l’aspetto del lavoro: in particolare sono state ricordate le figure del mugnaio e del camparo, che svolgevano ruoli essenziali per la conservazione ottimale delle strutture (manutenzione delle pale, eccetera) e della pulizia e scorrevolezza delle acque (controllo terra e ostacoli nel flusso idrico); una opportuna sottolineatura è stata inoltre data al discorso energetico, in quanto i mulini svolgevano numerose funzioni sfruttando la stessa risorsa: l’acqua.
Il terzo e ultimo obiettivo, non meno importante dei precedenti, è quello ambientale: nel libro vengono raccontati numerosi parchi e viene descritta la flora di essi, unitamente alla fauna autoctona che li popola; questo aspetto si ricollega a quello storico, per quello che concerne il nostro rispetto della natura, ma è anche strettamente connesso al futuro, in quanto solo con una grande e costante attenzione all’ambiente potremo tramandare alle generazioni che verranno queste bellezze naturali e il ricordo della fatica dell’uomo che ha consentito di produrre sviluppo, come nel caso dei mulini, utilizzando energia sostenibile.
(*) Fondazione Milano Policroma, vicepresidente ABM