Iniziativa senza precedenti dell’ente preposto alla tutela dei beni artistici, storici e ambientali: una lettera inviata a tutti i comuni dell’area metropolitana milanese chiede la collaborazione degli uffici per individuare gli edifici pubblici e privati con più di 70anni d’età. Obiettivo: conservare i più significativi dal punto di vista storico o estetico, evitando l’abbattimento indiscriminato, come purtroppo sta accadendo sempre più spesso sollevando lo sconcerto dei cittadini. Pubblichiamo il testo integrale
Avevamo appena registrato come Associazione Antichi Borghi Milanesi, con un nostro articolo, il continuo abbattimento di edifici storici di pregio ma non per questo tutelati, che ecco la nuova Soprintendente Elisabetta Carpani è intervenuta con una sua lettera di importanza fondamentale indirizzata alla Città Metropolitana, a Palazzo Marino e al sindaco Beppe Sala. La Carpani, nella lettera che pubblichiamo qui sotto integralmente, rileva che la continua soppressione di edifici di valore ormai preoccupa i cittadini, sempre più spesso mobilitati nel chiedere più interessamento degli enti pubblici. La Soprintendenza questi edifici chiede soprattutto di conoscerli, giacché se non sono esplicitamente tutelati non necessitano di alcuna autorizzazione per procedere all’abbattimento. Di conseguenza, l’ente di tutela viene ignorato dal privato e dal Comune.
Ministero della Cultura
SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA, BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LA CITTÀ METROPOLITANA DI MILANO
Corso Magenta, 24 – 20123 Milano – 02.86313.290
PEC: sabap-mi@pec.cultura.gov.it PEO: sabap-mi@cultura.gov.it
Al Comune di Milano
Assessorato alla Rigenerazione Urbana
Alla Città Metropolitana di Milano
Direzione Urbanistica – Settore
Pianificazione territoriale generale
– con preghiera di inoltro a tutti i Comuni di
afferenza
e, p. c.
Alla Regione Lombardia
Direzione Generale Territorio e Protezione
Civile – Unità organizzativa
Programmazione territoriale e urbanistica
– Struttura Paesaggio
Al Ministero della Cultura
Direzione Generale Archeologia, belle arti
e paesaggio – Servizi III e V
OGGETTO: Edilizia storica. Proposta di mappatura/schedatura e forme di possibile tutela.
Di recente è ripreso con forza un ampio dibattito pubblico in materia di edilizia storica “minore”: ci si riferisce, in particolare, alle manifestazioni di dissenso seguite all’abbattimento del villino eclettico di via Crema angolo piazza Trento e alla prospettiva di abbattimento di un altro villino eclettico, quello situato in via Comelico n. 7, entrambi ubicati nel territorio del Comune di Milano.
Si tratta di casi di sostituzione edilizia, regolarmente autorizzati, che non rimangono circoscritti al capoluogo, ma che sono diffusi anche nei Comuni della Città Metropolitana e, più in generale, su tutto il territorio nazionale.
Non è questa la sede per richiamare le riflessioni scientifico-disciplinari in materia di centri storici e di edilizia storica, da decenni dibattute nel nostro paese, ma che non hanno ancora portato ad una legge organica che consenta di governare le trasformazioni del fragile tessuto insediativo italiano, preservando anche queste testimonianze materiali diffuse.
Pur tuttavia, si ritiene doveroso fare un approfondimento giuridico sugli strumenti normativi attualmente disponibili e un’attenta valutazione del patrimonio costruito che si sta quotidianamente perdendo. Da un punto di vista giuridico è chiaro che, per le caratteristiche architettoniche e storico-artistiche di modesta consistenza, questa edilizia non può essere tutelata come “bene culturale” di interesse pubblico “particolarmente importante” ai sensi della Parte II del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (art. 10, 13 e seguenti del DLgs 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modifiche): sarebbe una forma di sviamento di potere, sotto il profilo amministrativo, nonché di abuso di potere, sotto il profilo penale, utilizzare artatamente gli strumenti di tutela monumentale di cui alla predetta Parte II del Codice dei BBCCP, per incidere su scelte che sono prevalentemente di carattere urbanistico ed edilizio, di competenza comunale.
Il fatto che non sussistano quei valori culturali necessari a supportare una dichiarazione di interesse pubblico particolarmente importante (il decreto di tutela) non esclude però a priori che non possano invece essere individuate delle cautele di carattere urbanistico-edilizie: in altre parole, non pare coerente – con la ricchezza, la complessità e la stratificazione del tessuto costruito storico del nostro territorio – la scelta manichea tra “monumento” o “demolizione/sostituzione edilizia”.
Per poter definire delle forme di tutela intermedie, di rango urbanistico-edilizio, sarebbe necessario prima poter disporre di una mappatura che consenta una conoscenza capillare del costruito storico. Si potrebbe fare riferimento alla soglia cronologica già presente nel Codice BBCCP (70 anni) per avviare, magari con la collaborazione delle università milanesi e degli ordini professionali, sulla base della bibliografia e degli strumenti di catalogazione e di gestione territoriale già disponibili, una georeferenziazione e una schedatura speditiva degli episodi di edilizia storica di un certo interesse culturale, perché afferenti ad un linguaggio stilistico-compositivo (ad es. eclettico, liberty, art-deco, novecento, razionalista) e/o tipologico (ad es. “archeologia” industriale, edilizia rurale, parchi e giardini, garage).
Tale ricognizione farebbe emergere i casi più significativi per i quali valutare se sussistano i requisiti per attivare le procedure di dichiarazione di interesse culturale particolarmente importante di cui sopra (art. 10, 13 e seguenti Codice BBCCP); per i casi invece di minore rilevanza, ma comunque interessanti come testimonianze materiali del costruito storico diffuso, si potrebbe limitare il grado di intervento al restauro e risanamento conservativo (art. 3, co. 1 lett. c del DPR 6 giugno 2001, n. 380) negli strumenti urbanistico-edilizi. Infine, per insiemi urbani aventi valenza paesaggistica, si potrebbe avviare un procedimento di tutela ai sensi della Parte III del Codice BBCCP. Come è noto, per gli edifici storici di proprietà pubblica o equiparabile, aventi più di 70 anni, già è operante il regime di tutela de iure ai sensi degli artt. 10 e 12 del medesimo Codice.
Questa Soprintendenza, nello spirito di leale collaborazione, propone sin d’ora la costituzione di un gruppo di lavoro con Codesti Enti, per gli obiettivi sopra descritti, nel comune intento di preservare quegli episodi di edilizia storica che sono parte costitutiva della nostra identità territoriale.
Nelle more di questa attività, si invitano il Comune di Milano e tutti gli altri Comuni della Città Metropolitana, per suo tramite, a segnalare a questa Soprintendenza, prima del rilascio dei titoli abilitativi, quei casi di richiesta di sostituzione edilizia privi di tutela paesaggistica (che quindi non pervengono alla Soprintendenza per il parere di competenza ai sensi dell’art. 146 del Codice BBCCP) che riguardino quegli episodi di patrimonio costruito ultrasettantennale di cui sopra. Si ringrazia fin d’ora per la collaborazione e si resta in attesa di riscontro.
IL SOPRINTENDENTE
Arch. Emanuela Carpani
(documento informatico firmato digitalmente ai sensi del DLgs n. 82/2005 e successive modifiche)