SOMMARIO Con questa “riflessione introduttiva“, Claudio Salsi ha anticipato il contenuto di un suo articolo di prossima pubblicazione. In un momento in cui vi era scarsissima consapevolezza dei valori storici delle nostre periferie Raffaele Bagnoli (1908-1999) è stata una delle poche voci levatesi negli anni 60 e 70, contro la “mania di demolire” i monumenti storici, frutto vero e proprio di una “politica di saccheggio del suolo”. Valorizzare il patrimonio “minore”
di Claudio Salsi*
La valorizzazione delle periferie milanesi è stata esplicita negli scritti di una personalità che ha attraversato il Novecento: Raffaele Bagnoli (Milano 1908-1999) autore di moltissimi contributi promossi dalla Famiglia Meneghina, i cui Presidenti, a loro volta, hanno costantemente sostenuto e rilanciato il tema della loro salvaguardia tramite gli organi sociali di questa Associazione, che nel 2024 celebrerà il suo Centenario.
1. Relazione della Società Storica Lombarda
Sulla ricchezza delle testimonianze presenti in quei contesti limitrofi, storicamente, fa fede la precoce Relazione del 1925 redatta dalla Commissione incaricata di segnalare i beni di rilevante pregio nell’ampio suburbio di Milano, sotto l’egida della Società Storica Lombarda e per impulso dell’assessore all’edilizia comunale Cesare Chiodi. La Commissione era composta da Ettore Verga, Luigi Alberico Trivulzio, Mario Salmi, Annibale Ancona, Ferdinando Reggiori, Osvaldo Lissoni, Paolo Arrigoni, Giovanni Mainetti: è doveroso ricordarli per il loro straordinario impegno.
L’analisi è sintetizzabile in tre osservazioni: i “monumenti” rilevati, dato sorprendente, sono numerosi (circa cento per difetto, dal XIV al XIX secolo, tra manieri, edifici di residenza, chiese e complessi ecclesiastici, oratori e cascine) nelle zone comprese tra le sei strade provinciali assunte come riferimenti topografici sommari; inoltre essi sono “ignorati o mal noti”, e infine appaiono in larga parte mal ridotti dal tempo e soprattutto dall’incuria degli uomini, ma degni di essere rispettati dai futuri piani regolatori. Si auspica il loro recupero perché potranno costituire “un ornamento mirabile, unico della nuova Milano”. L’auspicio era che la città sapesse frenare la “mania demolitrice” affinché i dintorni potessero ornarsi di residui parlanti dell’arte del Medioevo e del Rinascimento. Oggi s’invoca l’intervento della Soprintendenza perché inoltri “sollecite notifiche” ai proprietari per esercitare un certo freno al degrado di tesori d’arte e di cultura nonché alla loro definitiva distruzione.
Tra coloro che raccolsero più convintamente l’eredità ideale della Commissione vi fu appunto Raffaele Bagnoli, pubblicista e scrittore straordinariamente erudito e prolifico; con la sua monumentale produzione saggistica può essere considerato probabilmente colui che ha saputo rappresentare la nostra città più efficacemente di tutti gli altri conoscitori della metropoli. Bagnoli ha sistematicamente colmato una lacuna che i più avvertiti critici già nei primi anni ’20 del Novecento denunciavano come una delle più perniciose ragioni della scomparsa delle tangibili tracce storiche delle periferie, sulla scorta di precedenti e circostanziati interventi tra Ottocento e Novecento; basti ricordare l’opera di Carlo Fumagalli, Diego Santambrogio, Luca Beltrami, Reminiscenze di storia e arte nel suburbio e nella città di Milano, Milano 1891-1892 e di Ugo Nebbia, Milano che sfugge: appunti, schizzi, istantanee, memorie d’arte della città dimenticata o moritura, Milano 1909.
2. Bagnoli e la politica di saccheggio del suolo
A puro titolo di esempio: nella sua monumentale ricognizione che lo ha visto percorrere ogni angolo della città e dei suburbi, Le strade di Milano. Storia della città attraverso la sua toponomastica, Milano 1969, Bagnoli rivela l’amarezza per la scomparsa di “tante cose belle abbattute per un criterio utilitario spinto al parossismo spesso dissennato” per concludere che esiste una distruzione subdola e tremenda “perché sorniona” messa in atto dai Milanesi stessi con la conseguenza che l’annientamento “delle memorie, dei monumenti, delle caratteristiche della città è diventata in questi anni quasi una frenesia”. Le stesse considerazioni sono riprese nelle Passeggiate milanesi fuori porta, pubblicate sull’“Almanacco della Famiglia Meneghina”, nel 1965, 1966 e 1967.
Al linguaggio intonato allo spazio del cuore e della memoria Bagnoli sostituisce un tagliente piglio polemico in un articolo del 1974 impostato come reportage giornalistico: Il saccheggio urbanistico alla periferia. Ristrutturazione di cascine del Comune. Non mancano espressioni come “politica di saccheggio del suolo” “proliferare dell’abusivismo che ha sconvolto piani e sogni urbanistici di una periferia cittadina a misura d’uomo”, tutti fenomeni che si nascondevano dietro il fragile schermo del boom del ventennio 1950-1970 quando la “megalopoli del neocapitalismo ha infranto il suo mito di città guida accettando la sua progressiva distruzione”. Viene evidenziata la mancanza di una organica politica del territorio in previsione dello sviluppo cittadino fino alla denuncia della carenza dei servizi e dell’edilizia popolari, di aree verdi pro-capite, enormemente inferiori alle prescrizioni di legge. Coraggiosa la definizione dei quartieri – dormitori, come “mostri urbani” ai margini della città che sono diventati una “periferia della periferia”.
L’autore però sa volgere in strategia positiva anche questo genere di constatazioni quando auspica la reazione delle forze culturali e sociali della città e dei consigli di zona per una “programmazione efficace e realistica delle necessità dei singoli quartieri”, propugna la nascita di parchi pubblici a ridosso di spazi tuttora agricoli come quelli alle spalle del borgo di Quarto Cagnino, o immagina una pianificazione urbana delle singole aree metropolitane nel quadro di una funzione specifica di servizio e di riequilibrio dell’intera superficie cittadina. La sua onestà intellettuale gli fa riconoscere, pur in questo desolante panorama della mancata integrazione urbana delle nuove realtà abitative, quanto sia encomiabile l’iniziativa del Comune di Milano volta a recuperare alcuni cascinali abbandonati di proprietà civica situati alle estreme periferie (il progetto individua diciotto edifici su un complesso di quarantuno unità dislocate su ben 578 ettari) per riconvertirle ad un uso pubblico, culturale o ricreativo; il testo di Bagnoli ne commenta con precisione i pregi architettonici ancora apprezzabili.
3. Valorizzare anche il patrimonio considerato “minore”
Bagnoli con la scrittura e la Famiglia Meneghina con l’attività editoriale, in un momento in cui vi era scarsissima consapevolezza dei valori storici delle nostre periferie (consapevolezza che anche oggi purtroppo stenta ad affermarsi), hanno operato come un singolare quanto efficacissimo binomio, solidale nell’impresa di descrivere e documentare le cose notevoli di Milano nel modo più completo possibile con la conseguenza di poterle tutelare anche laddove si tratti di un patrimonio considerato impropriamente minore e perciò ancora sottratto ai vincoli e alle salvaguardie previsti dalle leggi nazionali di tutela.
* già Soprintendente del Castello Sforzesco e Direttore dei Musei Archeologici e Musei Storici. Comunicazione scritta al Convegno I borghi di Milano: radici urbane, cultura universale e integrazione sociale, a cura dell’associazione Antichi Borghi Milanesi e di varie realtà ad essa collegate (18 ottobre 2023 – Palazzo Moriggia, Museo del Risorgimento, via Borgonuovo 23).