SOMMARIO Cascina Linterno si propone come modello di restauro per i complessi rurali, di fatto è un laboratorio collettivo intorno all’idea di riuso e gestione finalizzato al recupero di architetture stratificate nei secoli. Non solo: è una delle rare situazioni in grado di avviare un rapporto continuo con la cittadinanza, vero punto d’incrocio fra protagonisti del territorio e ricercatori universitari, da cui dipende il futuro delle oltre 100 cascine ancora esistenti a Milano, di cui oltre 60 di proprietà comunale, in buona parte bisognose di interventi. Due volumi ne raccontano il percorso, s’intitolano “Milano Metropoli Rurale, storia, attualità e la strategia Linterno”
di Roberto Schena Michele
Per i 25 anni dell’Associazione Amici Cascina Linterno, che ormai è divenuta un’istituzione paragonabile a un ecomuseo, ecco uscire questa grossa pubblicazione, curata da molti protagonisti. Si tratta pur sempre dell’unica cascina a gestione collettiva, la più rappresentata e illustrata, descritta, ricercata e studiata.
Non è l’unica ad avere avviato un rapporto complesso e articolato con la cittadinanza urbanizzata, certo è un luogo dove il ricordo della passata economia rurale non è esaurito e si propone tutt’oggi all’osservazione di chiunque, cittadini e studiosi. A suo interno, oltre a un agricoltore recentemente insediatosi, operano persone di città, “Amici” appunto di una cascina, dediti ad attività che ne ricordano la funzione, si avvicinano allo spirito di una comunità rurale per conservare un rapporto diretto con il mondo naturale anche grazie all’attiguo Parco delle Cave, altro modello di recupero ambientale. Tale parco è uno dei più estesi di Milano, uno dei più belli, realtà complessa dove opera, dal lato opposto, una seconda cascina attiva, sull’omonima via Caldera. Promotori e co-autori della ricerca ne sono cinque persone: i fratelli Bianchi, Angelo e Gianni, già scrittori di un notevole testo ancora oggi punto di riferimento per l’intero Ovest milanese. Insieme ai due fratelli: Lionella Scazzosi, docente di restauro architettonico di Milano, Andrea L’Erario e Giorgio Uberti, già noti come storici e ricercatori, nella veste di curatori. Ma non sono gli unici autori.
“Milano Metropoli Rurale, storia, attualità e la strategia cascina Linterno” è tanto materiale, compreso centinaia di illustrazioni tra fotografie attuali e d’epoca, grafici, planimetrie, mappe, una mini enciclopedia della metropoli rurale, per cui gli autori lo hanno suddiviso in due volumi. Il primo riguarda la “Storia e cittadinanza attiva”, il secondo: “Città istituzioni, cascine e paesaggi”. Edito da Maggioli Editore– Collana Politecnica, è stato principalmente finanziato dall’Associazione Amici Cascina Linterno, con il contributo economico di Politecnico e Fondazione Cariplo.
Elaborazione collettiva
Il primo volume tratta, con uno sguardo che parte dal territorio, principalmente della cascina, sia come complesso rurale storico (e ormai monumentale), sia nei risvolti partecipativi, il rapporto con la cittadinanza e la vocazione sociale; il secondo approfondisce e sviluppa il concetto di “metropoli rurale”, abbastanza nuovo uscito dagli studi del Politecnico di Milano sotto la direzione di Lionella Scazzosi. I due volumi sono frutto di un’elaborazione collettiva nel senso più ampio, fra studiosi, specialisti e cittadini, questi ultimi presenti con ben 22 interventi, tutti di persone emerite che si sono prese cura del posto a diverso titolo. In qualità di Amici Cascina Linterno, hanno legato il proprio nome e un pezzettino della loro vita, del loro impegno, alla ripresa delle tradizioni col falò di Sant’Antonio a metà gennaio (ormai non si fa più), il piccolo ma significativo “museo della fatica”, dedicato agli strumenti di lavoro consumati dall’uso e quindi testimonianza della fatica di chi li ha utilizzati, la “lusiroeula”, ossia l’osservazione tramite passeggiata notturna delle lucciole tra maggio-giugno, il ricordo di alcuni abitanti, tra cui el Pret de Ratanà, i Caduti nella Grande Guerra, tra l’altro la via in cui si trova la cascina è dedicata ai fratelli Zoia, Angelo e Giuseppe, nati e vissuti a Quarto Cagnino e tragicamente scomparsi sui campi di battaglia.
Paesaggio materiale e immateriale
La “nostra” Linterno, scrivono gli Amici nella loro introduzione, “viene da più parti ritenuta un “modello” al quale l’Amministrazione comunale, oltreché i privati, possano ispirarsi per ridare dignità e senso ad altri analoghi luoghi”. E i due volumi proprio questo spiegano, consapevoli di trovarsi ancora in una fetta di territorio dove sono ancora presenti le marcite e il sistema irriguo facente capo alla cascina. Giorgio Uberti, storico, e Andrea L’Erario, ricercatore del Politecnico di Milano, raccontano come nella cascina abbia sedimentato un patrimonio “materiale e immateriale” lungo un’esistenza di “otto secoli di fonti, protagonisti e dinamiche”, fin da quando, nel Medioevo, si chiamava Inferno (e così ancora di legge sulla mappa del Clarici, 1600), poi nel corso dei secoli XVIII e XIX divenuta Interno, poi Interna, Linterna e infine Linterno. Graziosamente illustrata nel 1819 da una nota acquatinta, di cui è autore lo scenografo scaligero Giovanni Migliara, la stessa ha contribuito molto a conservarla cara nel ricordo collettivo, così come ha molto contribuito l’antica tradizione orale secondo cui lì ci avrebbe felicemente abitato (per il solo periodo estivo) nientemeno che Francesco Petrarca, durante gli otto anni del soggiorno milanese (1353-61) nel pieno della maturità artistica. Ne parla Uberti approfondendo l’argomento in 25 pagine (pagg.147-173), superate le quali si diffonde in diversi capitoli di ricerca storica pura, da cui emergono presenze illustri e tipologie abitative dalla campagna nostrana. Particolarmente significativo, e perché no? anche divertente, il capitolo dedicato all’analisi delle pitture e dei disegni murali emersi dai restauri del 2015, scritto in collaborazione con Enrico Banfi e Gabriele Galasso del Museo di Storia Naturale di Milano, giacché i riferimenti artistici al mondo vegetale sono presenti e puntuali, come del resto in tutte le cascine che si rispettino e le ville affrescate nel Milanese già dall’epoca viscontea.
E veniamo all’acqua come elemento costruttore del paesaggio, ossia ai fontanili spiegati nel dettaglio, elementi fondativi dei cannocchiali rurali, rivelato già dalle mappe secolari e qui descritto da Maddalena Mezzadri e Paola Branduini, ambedue del Politecnico, mentre Andrea L’Erario ispeziona i catasti storici per conoscere l’evoluzione architettonica e paesaggistica della Linterno, con tutta la toponomastica del posto, da cui apprendiamo, per esempio, quanto fosse apprezzata e coltivata la vigna. Anche alle marcite della Linterno è dedicato un capitolo ad hoc.
L’oratorio
La presenza dell’oratorio dedicato all’Assunta, consacrato dal prevosto di Trenno il 9 ottobre 1754 e finanziato dalla famiglia Aquanio, in piena età illuministica, è uno dei segmenti preziosi della cascina, testimonianza certo della “vitalità religiosa” di un’epoca, come la definisce Uberti, ma anche perché costruirne una comportava una piccola esenzione dalle tasse (ecco spiegata la loro proliferazione ovunque). In realtà un sacerdote non vi abiterà mai ed era il parroco del vicino antico borgo di Quarto Cagnino della pieve di Trenno ad occuparsi delle funzioni religiose, con una certa scomodità, peraltro, dovuta al fatto di trovarsi fuori mano. Da una carta del XIX secolo sappiamo però che i paramenti religiosi c’erano tutti, probabilmente un prete si faceva vivo ogni tanto o nelle occasioni importanti. Il tipicissimo campanile a vela c’è ancora, e ci sono anche le due piccole campane (una datata 1753) conservate in cascina, di cui si narra potessero attenuare la violenza dei temporali grandigeni.
Agricoltura ieri e oggi
Il secondo volume affronta il tema dell’agricoltura urbana, di cui il Politecnico di Milano è laboratorio teorico e pratico. Importante, in questo volume, il glossario secondo le tipologie individuate nel contesto europeo, dall’agricoltura professionale agli orti urbani, le coltivazioni nei paesaggi agrari, sostenibili, nella formazione degli ambienti naturali. Un excursus storico della Scazzosi illumina sulla particolare cura del territorio milanese, da sempre affidato a mano d’opera molto qualificata spesso dipendente da enti religiosi impeccabili dal punto di vista della gestione. Non è un mistero che il paesaggio agrario milanese, escluso dal turismo classico, è stato invece meta di autentici pellegrinaggi laici da parte di agronomi e specialisti italiani ed europei. I saggi storici sono diversi, curati da Scazzosi, L’Erario e Uberti. Queste sono pagine che ogni singolo consigliere comunale e/o municipale dovrebbe leggere per comprendere il significato della parola terra, o territorio.
Diversi capitoli, scritti a più mani, sono inerenti al territorio agricolo che permane, all’incirca al 17% dell’estensione territoriale. Si impara a familiarizzare con sigle come DAM, distretto agricolo milanese e DACM, distretto agricolo-culturale milanese, PaRID, laboratorio ricerca e documentazione per il paesaggio, CTS, Centri territoriali di supporto, ETS, Enti del terzo settore e altre esistenti allo scopo di difendere il territorio verde residuo. Purtroppo, nonostante lo schieramento in campo, i rischi di degrado e perdita del patrimonio restano alti.
Sessanta cascine
Alle pagine 121-129 è riportato, molto utile, l’elenco per intero delle 60 cascine, delle 100 esistenti, di proprietà comunale, il loro stato di conservazione, l’attuale uso, o non uso, tasti molto dolenti sia per l’amministrazione, sia per la città, dove nessuno riesce a trovare una nuova funzione per farle rivivere. Basterebbe questo per comprendere quanto sia preziosa l’esperienza di Linterno e l’insegnamento dei due volumi. Per giungere al recupero delle 100 cascine, la strada è ancora lunga. L’esempio di Cascina Linterno, davvero unico, è però replicabile, può essere definito un modo di trasformare una cascina in un luogo vissuto e adorato dai cittadini perché comprendano di non avere a disposizione solamente del verde pubblico generico, bensì la ripresa di un rapporto con la terra, guardando più indietro nei secoli.
La sezione finale, decisamente tecnica, nuovamente dedicata a cascina Linterno, è a cura di più specialisti. Qui si parla di come è stata sistemata, della strategia che l’ha ispirata, di valori e criteri di restauro affinché costituisca un modello per tutti gli altri edifici rurali. I lavori di restauro furono eseguiti nel 2014-16, finanziati con gli oneri di urbanizzazione del ben consistente piano edilizio di via Bisceglie, i quali, purtroppo, hanno comportato la distruzione impietosa della Cassinazza, un’altra cascina, datata XVIII-XIX secolo. Una cascina distrutta, come al solito, ma una salvata, evento eccezionale.
Si parla anche del ruolo della Soprintendenza nella tutela delle cascine, della strategia dei nuovi usi tenendo sempre conto dei citati valori materiali e immateriali, ovvero di come sia stata articolata l’architettura del paesaggio. In queste pagine sono spiegate le indagini conoscitive e diagnostiche indispensabili per avviare un cantiere di questo genere, con una vera e propria “mappatura del degrado” eseguita da diversi professionisti in collaborazione. Non devono sfuggire le indagini termo-igrometriche mediante termocamera a raggi infrarossi per individuare i punti di umidità in risalita verso i muri, lo studio dei vari materiali utilizzati nel corso dei secoli a seconda dell’evoluzione tecnologica. Un approccio complesso, come si vede, ben lontano dal “recupero” ottenuto banalmente rintonacando i muri esterni con colori pastellati, in modo da nascondere le età stratificate e rendere l’edificio somigliante a una costruzione recente. Come purtroppo in voga da decenni ovunque.