SOMMARIO Tre signore del quartiere propongono di rimettere in uso una bella cascina del XV secolo, abbandonata tra gli sterpi e completamente dimenticata dalla proprietà: il Comune. Qui sotto nell’articolo di Riccardo Tammaro è riportato il breve testo della loro lettera. Ecco la storia di questa antica casa rurale con belle finestre ad arco a sesto acuto. In pratica, è l’unico elemento di rapporto con l’arte e la storia del quartiere popolare, riempito di “Plattenbau”, i lunghissimi edifici a schiera modello Berlino est anni Quaranta, a cui si contrappone ostinatamente in modo spettacolare
di Riccardo Tammaro
«Siamo tre mamme, un medico, un’educatrice e una grafica, che abitano vicino a questa struttura e ci piacerebbe molto rimettere in uso questa cascina abbandonata. Crediamo che in questo quartiere ci sia grande necessità di luoghi di socialità per tutti e ci piacerebbe mettere le nostre professioni al servizio delle persone del quartiere attraverso la riqualifica di questo luogo»
Marta Mansi Valentina Ledono Valentina Accinni

Nella zona sud di Milano, vicino al Quartiere Sant’Ambrogio e nei pressi dello Scolmatore Lambro Meridionale, si trova una delle più antiche (e malridotte) cascine di proprietà comunale (venne acquistata nel 1964). Si tratta della Cascina Carliona (originariamente Carlione, come confermato dai corsi d’acqua limitrofi, Carlione e Carlioncino), il cui indirizzo era via Boffalora 75 ma che ora compare come “domiciliata” in via Danusso, moderna via che le scorre a fianco.

La sua origine risale alla seconda metà del XV secolo ed era una villa, costruita su un edificio precedente in stile gotico, di cui rimaneva un solo balconcino; fu completata nel secolo XVII; essa compare sulla mappa del Claricio del 1600 oltre che nei successivi Catasti (Teresiano e Lombardo-Veneto), in cui ha già l’impianto attuale.

La sua struttura, come appare tuttora per quanto degradata, era costituita da due fabbricati, uno a pianta a forma di L e l’altro a pianta lineare: i due edifici delimitavano una piccola aia. Le strutture portanti ed il tamponamento erano in mattoni pieni a vista, le strutture orizzontali e di copertura (capriate) in legno. Ancora prima dell’ultimo conflitto si leggevano perfettamente i caratteri dell’architettura lombarda del tempo: murature in mattoni a vista, grandi finestre a sesto acuto con ricche cornici in terracotta, dentro riquadri di intonaco bianco, poste sul fronte ovest. L’edificio a L, a due piani, era un po’ più grande e ospitava le abitazioni, che occupavano tutto il lato occidentale e la parte d’angolo di quello settentrionale, e da una stalla di modeste dimensioni, con soprastante fienile, posta all’estremità del fabbricato.

Il braccio occidentale costituisce la parte più antica dell’edificio: sulla parete ovest, come detto, erano infatti visibili finestre ad arco acuto con ghiera in cotto, così come sulla testata sud era chiaramente individuabile un arco della stessa forma, tracce queste di un edificio tardo-gotico databile attorno al XV secolo. L’edificio a pianta lineare, invece, anch’esso a due piani e posto a sud dell’aia, ospitava una stalla di piccole dimensioni. Nella zona sud di Milano, vicino al Quartiere Sant’Amborgio e nei pressi dello Scolmatore Lambro Meridionale, si trova una delle più antiche (e malridotte) cascine di proprietà comunale (venne acquistata nel 1964).

Già nel 1977 il complesso risultava “abbandonato e in pessime condizioni edilizie”: erano infatti già crollati il fienile e il solaio della stalla situata sulla testata del braccio settentrionale dell’edificio a L, il ballatoio e la scala del portico del braccio occidentale dello stesso edificio e quasi totalmente la stalla a sud dell’aia. Anche un intervento del Comune di Milano di quel periodo non portò a miglioramenti: infatti, la recinzione posta venne abbattuta, il materiale con cui si rifecero i tetti venne asportato come pure il materiale edilizio riutilizzabile; resistettero i mattoni con cui si murarono le finestre. Nel 1987 la stalla-fienile (posta a sud dell’aia) era già “quasi totalmente crollata”: la cascina risultava all’epoca (PRG vigente) come “cascina comunale soggetta a piano di recupero in zona per servizi pubblici o riservati alle attività collettive a livello comunale”.
In quello stesso anno, 1987, il Comune lanciò una gara per darla in concessione a chi si facesse carico del restauro; ma le procedure di incarico non erano ancora partite nel 2013. Oggi però abbiamo ricevuto una segnalazione da parte di persone che vogliono prendersi cura di quanto rimane della cascina e di cui pubblichiamo volentieri la proposta e le fotografie che ci hanno inviato, sperando di poter dar nuova vita a questo ediificio cinquecentesco che sta cadendo letteralmente a pezzi.