Proseguono i lavori per la messa in sicurezza dell’oratorio San Carlo di Macconago. In questi giorni è stato collocato un tetto composto da lastre metalliche similcoppo rosso coibentate, questo per porre al riparo l’edificio, realizzato quattro secoli fa con mattoni cotti al sole. La copertura serve a evitare l’esposizione dell’oratorio, delicatissimo, alle intemperie del tempo, ossia pioggia e neve, non a garantirlo dalle aggressioni della vegetazione spontanea, per cui il processo di degrado non è stato fermato, prosegue meno di prima, ma prosegue. Si spera solo che non sarà quello il tetto del futuro.
E’ da luglio che vanno avanti i lavori per la protezione del monumento, ora sembrerebbero giunti a un punto soddisfacente, sebbene di ristrutturazione non si parli più da tempo.
Peraltro, continua a mancare il cartello di inizio-fine lavori, segno inequivocabile che non esiste ancora una procedura di recupero, nonostante l’impegno ufficialmente adottato della Fondazione Del Vecchio.
Le sollecitazioni del Municipio 5 non hanno effetto, la carenza di informazioni resta grave, mancano completamente indicazioni precise sulla ristrutturazione promessa e i vigili non si fanno vivi, così nessuno controlla. Ancora non è dato sapere quale siano le reali condizioni dell’edificio e del campanile, dopo decenni di colpevole degrado. Che cosa sta succedendo allo storico oratorio, primo esempio di applicazione integrale dei modelli antibarocchi di architettura più legati a San Carlo Borromeo? Sarebbe interessante sapere fino a che punto è arrivata la corrosione dei mattoni (in cotto al calore del sole, come si usava) e delle mura, del campanile, lasciato senza alcuna protezione e in balia delle piante rampicanti, le cui radici sono rovinosissime, capaci di sgretolare in pochi anni edifici pluricentenari.
Il tetto della chiesa è malandato, le infiltrazioni abbondanti, le impalcature sembrerebbero collocate apposta per reggere una tettoia protettiva contro le piogge. Ma questo significa che i lavori restano molto di là da venire. Insomma il quadro non è chiaro e non si comprende la ragione di tanti misteri. Se non altro, la collocazione dei tubolari manifesta la volontà di mantenere i patti con il Comune, i quali prevedono la totale ristrutturazione e messa in sicurezza della storica chiesa. Quando a lor signori aggrada, direbbe il Manzoni.
La tettoia servirebbe a riparare dalle ormai frequentissime piogge, altrimenti con questi ritmi di precipitazione fra un anno il tutto rischia di essere un mucchietto di mattoni. Ma è questo che non si capisce: avviare i lavori di restauro costerebbe molto meno che mettere impalcature, tettorie etc., meno che non si voglia sbarazzarsi di tutto, vendere, cosa che ormai è lecito pensare.