Antichissimo sito abitato dai Celti, è una delle cascine più belle del Sud Milano, un vero punto panoramico. Già frequentata da Alessandro Manzoni e da Francesco Hayez, che avrebbe anche affrescato parte della casa padronale, oggi purtroppo versa in cattive condizioni ed è disabitata da anni. Proprietà comunale, potrebbe, se ristrutturata, ospitare uno studentato o addirittura diventare la sede prestigiosa del Municipio 6. Per ora, si è offerta solo Esselunga a riparare il tetto, il che è già qualcosa di importante, ma occorrono più sforzi per recuperare questo rustico gioiello architettonico
di Riccardo Tammaro
Questa cascina, sita nella zona sud di Milano presso la fermata Famagosta della M2, contiene al suo interno alcuni preziosi affreschi visibili ed altri celati; oltre ad essi, la cascina vanta caratteristiche interessanti dal punto di vista architettonico. Monterobbio era una frazione di Moncucco (=“collinetta”) il quale era un borgo rurale sito poco più a nord, sulla via omonima, e di cui a tutt’oggi rimangono varie testimonianze, quali una cascina e un mulino, nell’area tra Romolo e Famagosta.
Proprio appena a sud del viale sorge la cascina di cui ci occupiamo, sita al civico 5 di via San Paolino ma che un tempo aveva come indirizzo via Moncucco 51. Pare che Monterobbio abbia origini millenarie: si narra infatti che sia sorta in luogo di un bosco di querce sacro a Venere e Mercurio, teatro di sacrifici rituali pagani sin dai tempi dei Celti e degli Arcieri Iberici (da cui il nome Monte Quercia, in latino Mons Robur). Sembra poi che la cascina fosse nel medioevo un presidio militare difensivo per i Visconti e gli Sforza (come difesa dagli eserciti che potevano provenire da Pavia) e che nel XIV secolo divenne un convento agostiniano.
Per certo essa risale all’inizio del XVI secolo. Da un censimento del 1597 risulta che la cascina Monterobbio era di proprietà delle Monache di Fonteggio, proprietarie del vicino “fondo agricolo della Chiesa Rossa” (Abbazia di Fonteggio e cascine limitrofe, nella zona di piazza Abbiategrasso), sito a sud-est di Monterobbio: i due fondi erano confinanti e gli edifici collegati da un sottopassaggio tramite una galleria che venne murata quando fu costruito il Naviglio Pavese. L’impianto planimetrico della cascina è a due corti: una posta a nord, chiusa su tre lati, su cui danno le abitazioni; l’altra a sud, su cui danno i rustici. I tre corpi della corte nord ospitavano i mezzadri (corpi nord e ovest) mentre il fittabile e il fattore risiedevano nel corpo sud.
La corte sud invece è delimitata sui quattro lati dalla stalla per i cavalli (ovest) dalla stalla per i bovini (sud) e da un rustico adibito a deposito per gli attrezzi e il foraggio e ad essiccatoio (est). Sul fronte ovest, verso il giardino (ora quartiere residenziale), spiccano due balconcini settecenteschi in ferro battuto. Nel settecentesco Catasto Teresiano la cascina è rappresentata da un singolo edificio a T, mentre cento anni più tardi il Catasto Lombardo-Veneto lo disegna con le caratteristiche attuali (fatto salvo un corpo di fabbrica posteriore e spurio rispetto alla struttura a corte). Il complesso è stato acquisito dal Comune di Milano nel 1959 ma attualmente versa in condizioni non ottimali, e il bando emanato nel 2017 per il suo recupero non ha dato frutti significativi.
Tra gli aspetti artistici, nella prima corte di Monterobbio spicca la loggia, forse cinquecentesca, realizzata al primo piano sopra al porticato a sette campate di archi a tutto sesto che si trova al piano terreno; vi è poi un’altana rustica posta al punto di incrocio tra il corpo ovest e quello sud. Ma i veri capolavori sono gli affreschi nell’interno: si dice infatti che Alessandro Manzoni, rimasto piacevolmente colpito dal ritratto che Francesco Hayez gli aveva fatto, invitò il suo segretario Gaetano Strigelli, proprietario di questa cascina, a chiedere ad Hayez di affrescarne le pareti; però il lavoro di Hayez non piacque al segretario, che non lo pagò e ricoprì numerosi affreschi con la calce: ora, questi affreschi attendono che qualcuno li possa riportare alla luce, mentre alcuni sono visibili ma la stanza è stata sigillata dal Comune per sicurezza. Questa cascina, quindi, ospitò spesso il Manzoni e nell’Ottocento, inoltre, anche Napoleone Bonaparte vi si fermò durante il suo passaggio a Milano.
Quanto al recupero della cascina, i residenti del vicino quartiere Sant’Ambrogio hanno chiesto un luogo di attività sociali e culturali; lo scorso febbraio la Fondazione Collegio di Milano (una struttura che ha sede poco distante, in via San Vigilio) ha presentato una proposta per farne uno studentato e attualmente sta negoziando con il Comune un accordo che rispetti la volontà espressa dai cittadini e dal Municipio 6.
Ad agosto di quest’anno, infine, Esselunga Spa ha accettato la richiesta del Comune di corrispondere, in aggiunta ai previsti oneri di urbanizzazione relativi alla variante del suo progetto di viale Famagosta, le risorse necessarie per la ristrutturazione del tetto della Cascina Monterobbio: questo intervento sull’area padronale salvaguarderà le stanze con gli affreschi storici, ora gravemente esposti alle intemperie. Insomma, qualcosa sta muovendosi per il recupero di questa importante cascina, soprattutto grazie al Comitato “Salviamo Cascina Monterobbio”, impegnato nella salvaguardia dei preziosi affreschi e delle bellezze architettoniche della cascina.
Info: info@cascinamonterobbio.com
Un video: https://www.youtube.com/watch?v=JT_R_lqNDak