SOMMARIO Sono tutte di proprietà privata e non aperte al pubblico ma le loro facciate signorili sono tra le più decorative situate nelle periferie milanesi. Raggruppate lungo un unico asse da nord a sud, sono una più bella dell’altra e tutte ben restaurate. Percorso unico e straordinario, raccontano la storia di Lambrate, comune aggregato a Milano nel 1923 ma senza perdere la sua fisionomia antica
A cura della Fondazione Milano Policroma – Testo di Riccardo Tammaro
I

n questo comune, autonomo fino al 1923 e posto nella zona nord-est di Milano, si trovano tuttora numerose testimonianze delle ville del tempo che fu. In particolare, sono visibili Villa Busca Serbelloni, villa Folli (talora detta anche Dossi), la dirimpettaia Villa del Sole (ne rimane il portale monumentale) e Villa Vigoni.
La Palazzetta
Villa Busca Serbelloni, detta la “Palazzetta”, si trova in via Rombon 41 ed è preceduta da una piccola area dove, fino a poco tempo fa, c’era un distributore di benzina; è una costruzione a blocco del tardo Seicento, fatta costruire per conto del duca Ferdinando Busca Serbelloni, che la voleva usare come villa di campagna. Fu costruita in località “Dosso”, in Lambrate superiore, in corrispondenza di un leggero rilievo nelle vicinanze del fiume Lambro. La struttura è caratterizzata al piano terreno da un portico centrale a tre arcate sormontato da una loggia in pietra, con grondaie in legname che le conferiscono un aspetto rustico.

Negli interni del primo piano si conservano soffitti a cassettoni lignei, che risalgono alla prima metà dell’Ottocento, e dipinti. Purtroppo oggi non rimane più alcuna traccia del parco che la circondava all’epoca della sua costruzione. Nel 1862 la villa ospitò per un paio di giorni Giuseppe Garibaldi: dopo la sua visita nel 1848 per incitare i milanesi a continuare la lotta contro l’oppressore straniero, infatti, Garibaldi potè rientrare a Milano solo nel 1862, dopo la fine della seconda guerra d’indipendenza, e nel corso del suo soggiorno milanese alloggiò a Villa Busca Serbelloni.
Villa Folli

Villa Folli invece prende il nome dal suo ultimo proprietario, ma fu fatta costruire dai Dardanoni, signori di Lambrate nel 1500; essa si trova in via Dardanoni 6 e si estende fino alla via Egidio Folli, ove sorge, recentemente restaurato, quello che era il mulino della villa, detto Mulino Gilberti. Del periodo di costruzione sono ancora visibili tracce d’affresco al primo piano dell’ala destra e la Cappelletta votiva con stemma gentilizio, all’incrocio fra le vie Dardanoni-Conte Rosso, eretta nel 1527 al tempo della peste su precedente luogo di culto e parte del complesso. La villa venne poi ceduta nel 1670 ai Loyas, dopo di che, nel 1774, essa venne acquistata dal conte Antonio Crivelli, poi nel 1800 passò in proprietà a Carlo La Croix e quindi nel 1846 a Luigi Folli. Il complesso era costituito nel XVIII secolo da “casa nobile” , “corte grande”, “corte rustica”, “giardini”, “bosco” e “pescheria”.

La villa padronale ha un impianto planimetrico ad “U” a corte aperta, orientata a sud, schema caratteristico e ricorrente nelle ville suburbane della ricca borghesia milanese. L’edificio, non più fortificato come in origine, si apriva simbolicamente verso l’esterno rappresentato dai possedimenti agricoli dai quali gli stessi proprietari traevano la loro ricchezza. Da notare è poi il contrasto estetico tra la facciata interna, prospettante sulla corte, di disegno classico e caratterizzata da un portico centrale di tre arcate, e la facciata esterna, con cortina in mattoni e semplice portale ad arco ribassato, Nella corte padronale si trova un bellissimo giardino all’italiana, con aiuole e siepi disegnate in forme geometriche, e vi sono anche piante da frutto e ad alto fusto.

Villa delle Rose e la Cappelletta
Dirimpetto alla entrata principale di Villa Folli si trova il portone monumentale di quella che era la Villa delle Rose, via Dardanoni 7, di proprietà dei Borromeo, esistente sin dal XVI secolo. San Carlo Borromeo venne tre volte in visita pastorale a Lambrate tra il 1569 e il 1573. In tutte e tre le occasioni officiò messa alla Cappelletta e non alla chiesa di San Martino. Secondo Pino Bellavita, autore della monografia “Lambrate, storia e storie”, è probabile che questa scelta sia stata fatta proprio per la vicinanza con la dimora di famiglia. Demolita a fine Settecento, della villa delle Rose rimane solo il vestibolo, oggi poco riconoscibile perché inglobato all’interno di una struttura ospedaliera.

Villa Vigoni
Villa Vigoni, probabile ex cenobio fortificato di origini quattrocentesche, venne convertito ad uso di villa in età barocca, con un portale a esedra e un viale di accesso verso Lambrate Superiore, oggi scomparsi. Pare che vi siano camminamenti sotterranei che la congiungono alla chiesa di San Martino, a Villa Folli e a Cascina Rosa. Ne rimangono un fabbricato centrale con portico e disegno tardo-rinascimentale e la torre medievale, oltre al giardino retrostante; è stata restaurata nel XX secolo indi ha funto da sede del Consiglio di Zona 12; è di proprietà privata.

Sita in via Saccardo 40 (all’angolo con via Canzi), la villa si sviluppa su due piani fuori terra di circa 300 mq, oltre a una porzione di sottotetto recuperata ad uso abitativo. La configurazione planimetrica è a forma di L; il corpo di fabbrica è diviso al piano terra dall’androne d’ingresso, da cui si sviluppa il vano scala principale e il portico sul giardino, composto da quattro arcate con colonne sormontate da capitelli scudati che si affaccia sul parco. Il portico è caratterizzato da un soffitto in legno a cassettoni e un affresco, originario dell’epoca, sulla parete ortogonale delle arcate. La Torre, in mattoni, è originaria del XV secolo, è a pianta quadrata, è alta circa due piani e presenta un decoro geometrico a rilievo che corre su tutti i quattro lati. Per la villa sono stati utilizzati materiali che trovano le matrici nella tradizione lombarda (intonaco a calce, mattoni a vista, pietra). La villa è sottoposta al Vincolo Monumentale della Sopraintendenza di Milano.