SOMMARIO Tanti ci passano davanti in fretta, molti si chiedono che cosa ci stia a fare una villetta-baita, con i tetti spioventi, in mezzo a tanti palazzi: noto come “el tabachee de la Crea”, in via Forze Armate 163, è parte di quanto rimane dell’ex borgo della Creta, di cui ricostruiamo (per quanto possibile) la mappa e la storia, rivelando che cosa è sopravvissuto (poco) e dove. Può valere una passeggiata “in urbe”
A cura della Fondazione Milano Policroma – Testo Riccardo Tammaro

Nella zona ovest della città, sulla strada per Baggio, ma prima di giungervi, si affacciava un antico comune di nome Sella Nuova, originariamente Sala Nuova, ossia abitazione signorile nuova. Questo comune, in seguito aggregato a Baggio nel 1869 nell’ambito della riduzione amministrativa dei comuni circostanti Milano, aveva due importanti frazioni: una era Linterno, l’altra era Creta.
Il suo posizionamento, riferito alla città attuale, era tra la via delle Forze Armate, la via Saint Bon e la via Zurigo, giungendo fino alla stazione di metropolitana Bisceglie. Del borgo facevano parte alcune cascine, per lo più travolte dalla massiccia operazione di costruzione avvenuta nei decenni dopo la seconda guerra mondiale in tutta la periferia milanese, ma qualche testimonianza del passato, anche interessante, è rimasta.

Il borgo era di origine rurale e si sviluppò attorno alla cascina omonima, di cui si trova traccia già nella Carta dei Fieni del Claricio del 1659 col nome di “La Crea”, corruzione dialettale di “La Creta”. In un successivo censimento datato 1770 risultava di proprietà del Monastero Maggiore della Vittoria, tuttora visibile in via De Amicis dietro l’omonima chiesa sita all’imbocco di via Arena e ora ospitante l’Antiquarium Alda Levi.
La cascina, in seguito detta “Crea Veggia” (Creta Vecchia, per distinguerla dalla Creta Nuova), si estendeva nell’area tra via Saint Bon di fronte all’Ospedale Militare e via Bisceglie, che all’epoca era una stradina sterrata che conduceva dalla strada per Baggio (oggi via delle Forze Armate) alle cascine del borgo, costeggiando il fontanile Garegnano (cui si deve in zona il toponimo Garegnano Marzo, borgo ormai quasi scomparso e sito più a sud) e che, all’epoca, proseguiva fino a via Lorenteggio attraverso i campi coltivati.
La cascina era lambita anche dal Fontanile Marcione, la cui sorgente si trova tuttora nel Parco delle Cave: per accedere alle abitazioni bisognava passare su piccoli ponticelli.
“Miniera” di argilla

Il nome “Creta” fa riferimento al fatto che il sottosuolo era ricchissimo di argilla, utilizzata per realizzare tegole e mattoni. La zona era anche ricca di fontanili con ben tre sorgenti vicine: il Fontanino di Garegnano e quello della Crea con due sorgenti, una alle spalle delle ex Case Minime (via Forze Armate 177-179) e un’altra accanto all’Osteria della Crea Veggia, sita al 173 della stessa via, proprio di fronte all’attuale via Della Rovere (ove poi fu un ristorante). La cascina ebbe per lungo tempo uno sviluppo fiorente, finché nel 1937 due delle aziende agricole si spostarono nella cascina “Creta Nuova”, fattoria modello con attrezzature sperimentali posta appena al di là della via Bisceglie: erano le aziende della famiglia Mandelli, che allevava bovini da latte e da carne, e di Carlo Lombardi, che faceva coltivazioni di ortaglia. Involontariamente, diedero il via alla decadenza della cascina, affossata dalla decisione del Governo, a seguito della Guerra d’Africa del 1935, di offrire ai reduci un posto nelle industrie, facendo così cambiare attività ai contadini, trasformati in operai.

Rimasero solo le famiglie Suardi (carrettieri), Fontana e Agrati, lavandai questi ultimi che usavano il fontanile Marcione per lavare i panni dell’Ospedale Militare, come ricordato da Angelo e Gianni Bianchi nel loro splendido libro “Ad ovest di Milano”. Gli spazi vennero ripopolati con attività artigianali e abitazioni, facendo così sparire la necessità dei campi coltivati all’intorno.
In seguito, con il dopoguerra e l’affitto precario a famiglie immigrate, cessò la manutenzione e così la cascina Crea Vecchia fu abbattuta negli anni ’80 del XX secolo per costruire i palazzi di via Saint Bon 6, mentre della Creta Nuova rimane ancora una parte, in cui si distingue un porticato agricolo; è invece ancora pressoché integra, ma non attiva come cascina (essendo spariti i campi), la cascina sorta nel Novecento e posta di fronte all’imbocco di via Viterbo, nei pressi del piazzale della metropolitana “Bisceglie”.
“La villetta”
