SOMMARIO Era sparito da tanto tempo, nessuno sapeva più che fine aveva fatto, uno dei luoghi della memora più importanti di Crescenzago quando era un Comune, è invece tornato alla luce al pari di un’area archeologica, sommersa dal verde spontaneo e irriconoscibile ai passanti. Solo degli occhi esperti, ora possono aggiungere notizie. Il cimitero di Crescenzago aspetta solo visite di storici in grado di rubare qualche segreto in più. Chi lo ha scoperto mette in grado chiunque di poterlo visitare
di Serena Crocco

Nella zona Nord-Est di Milano, dietro un cancello rosso pieno di tag e un muro di cinta che nega la visione dell’interno ai passanti, si cela un inusuale luogo dimenticato: il cimitero dell’ex comune di Crescenzago. Uno spazio periferico abbandonato da sessant’anni, che ha ormai assunto l’identità di una piccola selva urbana.

Nei primi giorni, in cerca di spunti di lavoro, la mia scrivania si era riempita di libri, immagini e scartoffie. Tra queste trovai un articolo pubblicato su Erbario, una guida del selvatico a Milano che parlava dell’esistenza a Milano di un ex cimitero abbandonato, un sito ormai smantellato che manteneva però ancora intatte al suo interno le strutture originali principali: muro di cinta, colombari e cappelle private . Per aggiungere ulteriormente fascino e mistero al luogo, l’articolo raccontava anche di come il sito era diventato un esuberante foresta di piante spontanee.
La figura più celebre è un don

La figura di don Enrico, sacerdote partigiano nato a Crescenzago, dal 1941 coadiutore del parroco nella chiesa di Santa Maria Rossa (risalente al XII secolo), è legata soprattutto alla leggendaria immagine di lui che il 25 aprile del 1945 si era interposto in una sparatoria tra una formazione partigiana e un autocarro tedesco carico di soldati sul vecchio ponte di Crescenzago sul naviglio Martesana, ottenendo la resa di questi ultimi. Sul ponte, in piazza Costantino angolo via Padova, rimane la pittura della “Madonna della Liberazione” da lui voluta a ricordo perenne di questo storico fatto. Nella sua abitazione nascondeva blocchi di stampa clandestina e documenti falsi per l’espatrio di persone in pericolo, soprattutto ebrei e renitenti alla leva, da egli stesso accompagnati ricorrendo a più travestimenti: da soldato, da milite fascista, da pompiere e da prete, ovviamente.

A dispetto dei due precedenti cimiteri di Crescenzago, smantellati per questioni di viabilità, il cimitero di via del Ricordo fu chiuso negli anni Sessanta per mancanza di ulteriore spazio. Nell’arco di un ventennio fu sconsacrato, smantellato e la maggior parte delle salme traslate a Lambrate. Poi per 40 anni più nulla, a parte qualche progetto edilizio poi saltato, qualche occupazione abusiva temporanea e qualche utilizzo dello spazio da parte di spacciatori della zona. Da alcune fotografie si vede come da una decina di anni il sito sia stato ripulito, il terreno rastrellato, probabilmente per eliminare le tracce di tali passaggi “estemporanei”. Dalle immagini si vede unicamente il muro di cinta, le cappelle sul fondo e un fazzoletto di terra battuta. Dieci anni. Oggi, entrando nell’ ex cimitero, bisogna farsi spazio tra una vegetazione fittissima che sembra essere lì da sempre.

Quando si entra lì dentro, protetti dalle mura di cinta, non sembra nemmeno di essere a Milano. Le strutture, decadenti ma intatte, delle cappelle private e i frammenti di lapide che si trovano qua e là danno l’idea di essere in un antico luogo tutto da scoprire. Ad aggiungere colore, c’è la comunità di galli e galline scorrazzanti indisturbati al suo interno, e che verso sera si ritrovano in strada di fronte all’ingresso. Nei colombari vuoti si notano uova dischiuse.
Durante questi due anni abbiamo lavorato dentro e intorno al sito con lo scopo di valorizzarlo e di avvicinare il più possibile la cittadinanza a quello che ormai è un vero e proprio spazio emblematico di spontanei processi di rinaturalizzazione urbana. Mentre Gabriele monitorava le piante io raccoglievo ricordi incontrando le comunità del quartiere ed organizzando happening artistici effimeri con i residenti. Grazie al supporto dell’assessora Gaia Romani, finalmente a ottobre 2023 l’apertura al pubblico. Da allora non abbiamo mai smesso di dedicarci a questo luogo organizzando incontri aperti, scambi di ricordi, visite, pranzi condivisi accanto al sito e performance artistiche. E per il 2025 abbiamo in serbo nuove attività aperte a tutti per cercare di mantenere insieme un ricordo vivo di questo luogo cosi unico e speciale. iIl sito sarà nuovamente visitabile dalla primavera 2025, durante apposite visite guidate su prenotazione.

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