SOMMARIO Gli ultimi anni di Affori videro susseguirsi una serie di sindaci innovatori, l’ultimo dei quali brutalmente pestato dai fascisti ed esposto alla berlina. La fine drammatica del Comune più importante del circondario milanese, fu preludio alla sua degradazione come mera periferia di qualcos’altro. Affori, con 50 anni di anticipo, promosse l’idea di una città metropolitana basata su aggregazioni che conservassero le rappresentanze comunali. Invece avvennero in modo violentissimo, colpendo a uno a uno i sindaci democratici in prima persona
di Paola Signorino
Come rispondere alle esigenze di una popolazione in impetuosa crescita? Fu l’assillo delle amministrazioni comunali afforesi, soprattutto a partire dai primi anni del XX secolo, quando andò via via scemando l’influenza delle grandi famiglie aristocratiche, mentre la gestione dei Comune passò nelle mani dei ceti produttivi, ossia borghesi e commercianti, ma anche – dagli anni dieci – lavoratori e operai. La morte, a inizio secolo, di Giovanni Litta Modignani segnò anche simbolicamente questo passaggio: una volta venuta meno la sua figura, l’amministrazione di stampo moderato-conservatore entrò in crisi e le elezioni del 1903 videro l’entrata in consiglio comunale di socialisti e radicali.
Il rag. Anacleto Tremolada divenne sindaco di una giunta che aveva come priorità la riduzione del prezzo del pane, l’aumento delle aule scolastiche e il miglioramento dell’assistenza medica. Tremolada rimase in carica fino al 1908, collaborando proficuamente con la componente socialista; venne poi sostituito da Luigi Annoni, di estrazione moderata e ciò rese più tempestosa la collaborazione in giunta, ma si procedette comunque alla costruzione di nuove aule, tra cui il nuovo edificio scolastico di Bruzzano, e si istituirono corsi di istruzione serali. Nel 1910 entrarono in Consiglio numerosi esponenti del movimento cooperativo di orientamento socialista del comune, rendendo possibile la nomina a sindaco del rag. Carlo Aliprandi, un esponente cattolico con una decisa impronta sociale, portatore di una idea innovativa di amministrazione locale. In tre anni la giunta riuscì a ottenere risultati importanti: una riforma della fiscalità comunale in senso progressivo, la costruzione di un nuovo fabbricato scolastico a Dergano, la razionalizzazione della distribuzione dei farmaci, l’invio dei bambini bisognosi alla “cure climatiche”, mentre si predisposero studi per la costruzione di un macello pubblico e per un piano regolatore.
L’acceso anticlericalismo dei socialisti portò però alle dimissioni del sindaco Aliprandi, e al suo posto venne nominato – sempre alla guida di una giunta popolare – il socialista Francesco Ratti. Le elezioni del 1914 videro, ad Affori e nella maggioranza dei comuni limitrofi come anche a Milano, la netta vittoria dei socialisti: Celestino Ratti (che fu in seguito tra i fondatori del Partito Comunista a Milano) divenne sindaco e la sua amministrazione dovette affrontare gli anni difficilissimi della Prima guerra mondiale; la sintonia con la giunta milanese guidata da Caldara permise di avviare iniziative comuni che costituirono la base su cui iniziare le trattative che avrebbero dovuto portare all’integrazione tra Affori e la città di Milano.
Con il nuovo secolo, infatti, era già emersa l’urgenza di ampliare i confini amministrativi di Milano, che aveva dislocato nei comuni limitrofi strutture di servizio come il Cimitero Maggiore a Musocco (1895) e l’Ospedale dei contagiosi a Dergano (1892); sempre a Dergano aveva trovato posto il cimitero dei cavalli (il “lazzarett di cavaj”, presso l’attuale via Guerzoni) della Società Anonima Omnibus che gestiva le linee di tram ippotrainate. Dopo l’approvazione del Piano regolatore dell’ing. Beruto (compilato nel 1886 ma approvato con varie modifiche solo nel 1897), il comune di Milano aveva fatto notevoli pressioni affinché porzioni della frazione di Dergano venissero annesse alla città, ma la strenua opposizione allo smembramento del comune fece naufragare la proposta.
LA PRIMA IDEA DI CITTA’ METROPOLITANA
Lo scoppio della Prima guerra mondiale e l’enorme ampliamento dei compiti delle amministrazioni comunali portò nuovamente all’ordine del giorno la necessità, da un lato, di estendere i confini milanesi e, dall’altro, l’impossibilità per i piccoli comuni di far fronte alle crescenti esigenze di una popolazione in continua e impetuosa crescita. Nel 1917 il sindaco afforese Celestino Ratti, illustrando in consiglio comunale la proposta di ampliamento della giunta milanese guidata da Caldara – proposta nata dalla necessità di creare forme di aggregazione e integrazione con i comuni limitrofi costruendo una più vasta area metropolitana – evidenziava i vantaggi che ne sarebbero derivati per tutti i cittadini poiché a quella data ad Affori “non esistevano né piani regolatori né fognature, le strade erano in genere primordiali, insufficienti i servizi di estinzione incendi, inesistente il servizio di acqua potabile”. Si avviò quindi un confronto serrato tra l’amministrazione milanese e i comuni limitrofi per delineare un percorso che avrebbe garantito un processo di ampliamento dei confini cittadini democraticamente concordato, prevedendo tra l’altro, nella composizione del consiglio comunale cittadino, una efficace rappresentanza per i comuni in via di aggregazione.
Tuttavia, dal 1919, le violenze fasciste prima, e l’avvento del governo Mussolini dopo la marcia su Roma, silenziarono ogni dibattito. Ad Affori le violenze culminarono – dopo devastazioni e assalti alle sedi delle cooperative – con la defenestrazione del sindaco Dante Fagioli: operaio fonditore dell’Alfa Romeo, uomo di onestà esemplare, venne picchiato e portato in giro per le strade del comune su un camion dopo essere stato sottoposto al trattamento a base di olio di ricino; nel dicembre del ‘22 venne costretto ad abbandonare la sua carica. Poco meno di un anno dopo, il regio decreto a firma Mussolini – poiché le “trattative preliminari avevano incontrato difficoltà non superabili con la permanenza in carica delle amministrazioni elettive” – scioglieva i consigli comunali e procedeva d’imperio all’annessione a Milano degli undici comuni. Azzerati i progetti di progressiva integrazione, annullate le possibilità di mantenere una rappresentanza nel nuovo assetto amministrativo cittadino, Affori, Dergano e Bruzzano divennero periferia della città.
AFFORI ULTIMO ATTO
La prima parte dell’articolo la trovate QUI: https://iborghidimilano.it/2023/05/16/borghi-della-strada-comasina-dergano-affori-e-bruzzano-i/