SOMMARIO Per la precisione, il Comune si chiamava “Affori e Uniti” perché dal 1868 riuniva altri due importanti borghi divenuti a loro volta amministrazioni comunali: Dergano e Bruzzano. Il primo è stato topos notevole della rivoluzione industriale, il secondo è stato addirittura sede di Pieve fin dal Medioevo. Sono accomunati dall’antica strada per Como, detta “Comasina”. L’aggregazione del 1923 azzerò i connotati di una vera e propria città satellite che contava ormai oltre 20mila abitanti
di Paola Signorino
Uno degli assi stradali più noti parte da piazza Maciachini e prosegue lungo le vie Imbonati, Pellegrino Rossi e Astesani: è l’antica strada postale Comasina, da “strada per Como”, già indicata dalla mappa cinquecentesca del Clarici (vedila qui a fianco cliccando sull’immagine). Nel 1861, all’indomani della proclamazione del Regno d’Italia, chi avesse percorso la strada postale Comasina, che seguendo l’antico tracciato verso Como usciva da Milano, avrebbe incontrato sulla sinistra, a circa 5 chilometri da piazza Duomo, il piccolo comune di Dergano con le sue frazioni Dosso e Derganino. L’abitato più a ridosso della strada era noto come Isola, da non confondere con il quartiere di Porta Garibaldi con lo stesso nome facente parte dei Corpi Santi.
Il comune di Dergano aveva all’epoca 898 abitanti, era un borgo prevalentemente agricolo, come i tanti sparsi nelle campagne dell’Alto Milanese: terreno fertile, abbondanza di rogge e fontanili, distribuzione razionale dell’acqua resa ancora più funzionale grazie alla costruzione del Villoresi fra il 1882 e il 1890. Dergano nel suo territorio contava numerose corti coloniche, tra cui la Cascina Odasio e la monumentale cascina nota come Boscaiola, ancora nei Corpi Santi ma quasi attaccata a frazione di Derganino. La prima non è più esistente, la seconda fa ancora bella mostra di sé all’angolo fra viale Jenner e via Porro. La produzione era regolata dai patti colonici, che legavano intere famiglie contadine alle grandi proprietà terriere, tradizionalmente in mano all’aristocrazia cittadina.
Qui avevano un ruolo preminente i Conti Taverna che possedevano in paese una residenza di campagna. Di Villa Taverna restano oggi solo alcuni edifici di servizio, peraltro restaurati, in prossimità di piazza Dergano, oggi ospitano i servizi sociali del quartiere.
Anche i marchesi Brivio e i nobili Terzi erano proprietari di molti terreni tra Dergano, Affori, Bollate; non mancavano però possidenti di origini borghese, e tale era il sindaco di Dergano Giovanni Mazzuchelli.
Caratteristica del piccolo borgo era, inoltre, una bella chiesa romanica dedicata a San Nicola Vescovo, le cui origini risalgono all’anno Mille. Posta su un lato della piazza, fu purtroppo abbattuta negli anni Sessanta del Novecento. Leggi QUI la sua storia oppure QUI.
Dergano paese, dunque, era in tutto e per tutto un tipico borgo agricolo, anche se già nei primissimi anni del Regno si intensificarono i segnali di una radicale trasformazione delle campagne: a Dergano, dove era assai intensa la coltivazione dei gelsi, si segnalava nel 1867 una “grandiosa filanda a vapore di proprietà degli Steiner”, posta nella frazione di Derganino. Un bel video su Dergano, le origini del nome e la piazzetta anonima delle tre querce: intervista allo storico Aldo Bartoli: lo trovate QUI sotto.
Anche la costruzione, nel corso del XIX secolo, di Villa Hanau (o Villa Elena), di proprietà dell’avvocato Hanau, testimoniava l’interesse crescente dei ceti benestanti non aristocratici verso le zone limitrofe a Milano; la villa fu acquistata nel 1891 dal Comune di Milano che ne fece la sede dell’amministrazione dell’Ospedale dei Contagiosi e oggi ospita il Municipio 9.
Oltrepassato Dergano, proseguendo lungo quelli che una volta erano i campi verso nord, la strada Comasina costeggiava l’abitato di Affori (da ad fons, “zona di fontanili”) posto sulla sinistra, mentre più avanti, a destra, vi era la cosiddetta “Osteria Nuova”, luogo frequentato – tra gli altri – anche da Alessandro Manzoni. L’osteria era già segnalata in una cartina della zona redatta nel XVI secolo in occasione di una visita pastorale. Attualmente, nessuna indicazione ne segnala l’importanza storica, sebbene sia tutelata dalla Regione come bene culturale.
La popolazione del comune nel 1861 era di 2189 abitanti, e ciò faceva di Affori il borgo più popoloso della zona. La struttura economica e sociale era del tutto simile a quella derganese: in paese la famiglia Litta Modignani possedeva vaste aree di terra ed era proprietaria della famosa Villa Litta, il cui parco era celebre e rinomato, luogo di ritrovo e di ricevimenti per la nobiltà milanese e non solo, mentre oggi è sede del Municipio 8.
Giovanni Litta Modignani, ufficiale di cavalleria e volontario nella guerra del 1866, fu per più di 20 anni sindaco di Affori; alla sua morte, avvenuta nel 1904, Villa Litta venne acquistata dalla Deputazione Provinciale, per poi passare nelle mani del Comune di Milano.
La Villa era divenuta possedimento dei Litta grazie al matrimonio di Giovanni con Margherita Taccioli, erede con la sorella Giulia (a sua volta sposata con un Litta Modignani, Gianfranco) di una delle più ricche famiglie industriali lombarde, proprietaria dal 1840 del possedimento afforese.
Proprio grazie a un lascito di Luigi Taccioli alla parrocchia di Santa Giustina, è possibile ammirare all’interno della chiesa edificata tra il 1857 e il 1859, “La Vergine delle Rocce”, una preziosa pala attribuita a Bernardino Luini, di chiara ispirazione leonardesca. Per la storia del quadro di Luini leggi QUI.
Anche Affori, sebbene più popoloso di Dergano, manteneva intorno agli anni Sessanta e Settanta del XIX secolo una dimensione prevalentemente agricola: le coltivazioni di cereali occupavano la maggior parte dei fondi anche se, come ricordato, si andava diffondendo sempre più la coltivazione del gelso per la produzione della seta; sul finire del secolo, infatti, tra Affori e Bruzzano si erano insediati due opifici per la trattura della seta, la Bianchi e Visconti e la Viscardi.
BRUZZANO
Proseguendo ancora lungo la strada Comasina, con una piccola deviazione sulla destra da quella che oggi è una rotonda posta all’incrocio fra le vie Astesani, Rocca D’Anfo e Vincenzo da Seregno, si incontrava (e s’incontra tutt’oggi) l’abitato di Bruzzano; dal 1862 il comune era stato rinominato Bruzzano dei Due Borghi: vi erano infatti due centri, Bruzzano Superiore e Inferiore, la cui popolazione complessiva era, nel 1861, di 1398 abitanti. Proprio nel 1862 il sindaco, l’imprenditore milanese Francesco Mangili, decise la costruzione della nuova sede del municipio affidandone la progettazione a Emilio Alemagna, l’architetto che disegnò il parco Sempione. L’edificio fu poi riutilizzato come asilo, indi abbattuto negli anni 50/60. Era situato nella strada che congiungeva Bruzzano Superiore e Bruzzano Inferiore, probabilmente in via Rapisardi.
Tra i maggiori proprietari del paese vi erano, dalla metà del XIX secolo, i Visconti di Modrone: la famiglia era entrata in possesso dei possedimenti bruzzanesi attraverso matrimoni e assi ereditari, tra cui figuravano i beni dei Castiglioni e dei Taverna. Vi era a Bruzzano una antica residenza patrizia, pesantemente rimaneggiata ai primi del Novecento dal Duca Giuseppe Visconti di Modrone, il cosiddetto “Castello di Bruzzano”, il cui maggior pregio era il grande parco di più di un ettaro: il “grandioso parco Visconti già Taverna”, con specie arboree di pregio e in alcuni casi secolari, come lo definiva nel 1867 Amato Amati, autore di un Dizionario corografico dell’Italia.
Il parco venne ridimensionato e quasi distrutto dagli interventi del duca negli anni della Prima guerra mondiale. Bruzzano mantenne a lungo una vocazione prevalentemente agricola, testimoniata anche dalle parole del sindaco di Affori nel 1920, tre anni prima dell’annessione a Milano, il quale evidenziava come a differenza di Dergano e – in parte – di Affori, Bruzzano fosse ancora un borgo contadino. Del resto, proprio nel 1905, il duca Visconti di Modrone edificò una imponente cassina (abitazione per contadini) Cassina Ida, poi chiamata Cassina Anna, oggi sede della Biblioteca e dei servizi socio-culturali del quartiere, quasi a sottolineare la vocazione agricola del paese.
L’importanza di Bruzzano, infine, risiedeva nel suo essere da secoli capoluogo della Pieve di Bruzzano, ripartizione territoriale diocesana che assunse durante gli anni del Ducato di Milano anche una funzione amministrativa civile; la Pieve comprendeva le parrocchie di Affori, Bresso, Brusuglio, Cormano, Crescenzago, Dergano, Niguarda, Bicocca, Pratocentenaro, Precotto, Turro, Segnano, Gorla e venne soppressa negli anni ’30 del Novecento dal Cardinale Schuster quando ormai l’area era quasi completamente inurbata e inglobata nella grande città.
Sul finire degli anni Sessanta, il giovane stato unitario avviò un generale riordino delle amministrazioni che portò ad aggregare i comuni più piccoli intorno ai centri maggiori: fu così che nel 1868 Dergano e Bruzzano entrarono a far parte del Comune di Affori e Uniti insieme a Bresso, che però nel 1884 riacquistò la propria autonomia. Nel 1871, nel secondo Censimento generale del Regno, gli abitanti del comune erano 6500 (di cui circa 1500 a Bresso). Le trasformazioni amministrative non furono del tutto indolori e si registrarono parecchi malumori che sfociarono in alcuni casi in manifestazioni pubbliche di malcontento.
LA RIVOLTA CONTRO L’AGGREGAZIONE DEL 1873
Nel 1873 ad Affori ci furono momenti di tensione che culminarono nell’invasione del Municipio, mentre nel febbraio del 1874 circolarono lettere minatorie e apparvero sui muri dei tre paesi dei “libelli” inneggianti al ritorno ai vecchi comuni. Secondo il rapporto dei Carabinieri i responsabili erano rintracciabili nell’ex segretario del comune di Dergano e in un paio di appaltatori delle strade, sempre di Dergano, che temevano di veder sfumare i propri contratti con il Comune. Per garantire una equa rappresentanza delle singole frazioni, l’elezione dei consiglieri comunali avveniva secondo una precisa ripartizione basata sul numero di abitanti; questo meccanismo, se da un lato permetteva una certa armonia, dall’altro creava grandi tensioni al variare della consistenza demografica delle frazioni stesse. Proprio su questo tema il Consiglio comunale afforese fu teatro di discussioni e polemiche arroventate: i verbali delle sedute consiliari ancora oggi restituiscono l’intensità e la passione con cui venivano affrontati questi temi.
DERGANO “SUPERA” AFFORI
Gli anni compresi tra il 1880 e il 1920 furono, come accennato, un periodo di trasformazione radicale. Basti pensare che la popolazione afforese passò da 6500 abitanti nel 1881 ai 20.300 del 1921, anno in cui la popolazione della frazione di Dergano superò quella del “capoluogo”: 9.400 anime contro 7.400. L’enorme sviluppo industriale di Affori era secondo solo a quello di Greco – per quanto riguarda i comuni in seguito aggregati a Milano – e aveva comportato un altrettanto imponente sviluppo edilizio che, a sua volta, aveva accresciuto enormemente il numero di operai edili – anche grazie al contemporaneo sviluppo di Milano. Proprio i selciatori (gli addetti alla selciatura delle strade di Milano) e i muratori furono i protagonisti principali del movimento associazionistico nel comune: leghe di mestiere, cooperative di lavoro, edilizie, di consumo, circoli ricreativi erano presenti e molto attivi nelle tre frazioni comunali, contribuendo in modo determinante allo sviluppo di una “classe dirigente” amministrativa di origine operaia.
Va ricordato, infine, che la vita del Comune di Affori e Uniti fu grandemente influenzata dalla contiguità e, in piccola parte, dalla sovrapposizione con la zona della Bovisa: parte di essa era inglobata nel Comune afforese, mentre per il resto insisteva sul territorio milanese, situazione che creava non pochi disagi. Come ricordato in alcune testimonianze, “una casa era sotto Affori e una sotto Milano, addirittura succedeva che se uno moriva in una stanza era sotto Affori e se voleva andare a Musocco (al Cimitero Maggiore, ndr) doveva magari andare in cucina”. La Bovisa divenne, proprio a partire dagli anni settanta del XIX secolo, uno dei poli fondamentali dello sviluppo industriale milanese e lombardo soprattutto per quanto riguardava l’industria chimica e meccanica, parte integrante di quella zona che, senza soluzione di continuità, andava da Musocco a Sesto San Giovanni passando per Affori, Niguarda, Greco e che si caratterizzò come una delle zone a più alta densità industriale del paese, vera e propria area di traino produttivo a livello europeo.
Fine della prima parte. La seconda parte di Affori, Bruzzano e Dergano la trovate QUI:
https://iborghidimilano.it/2022/05/16/affori-anche-il-comune-piu-importante-divenne-periferia-ii/