E’ stata una breve illusione: le impalcature sono state collocate unicamente a garanzia di crolli e altri guai, giammai per dare l’avvio ai tanto attesi restauri. Secondo il presidente del Municipio 5, andato di persona sul cantiere, si tratterebbe di una semplice messa in sicurezza, ma non è chiaro se l’edificio stia correndo nuovi rischi e se le impalcature servano a prevenire altri problemi sorti ultimamente. Sono ancora molte le stranezze che circondano questo cantiere…
di Roberto Schena
No, non è un inizio lavori di restauro, semmai è vero il contrario: quelle impalcature dicono che le condizioni dell’edificio si stanno aggravando. E’ stato un momento di llusione collettiva, tutti avevano sperato in un avviamento dei restauri alla fine di luglio con la collocazione delle impalcature. Anche noi, seppure con molti dubbi specificati nel testo dell’articolo, avevamo scritto di un avvio del lavori (vedi lo screenshot dell’articolo qui accanto).
Ma nel titolo avevamo premesso un forse perché troppe cose non quadravano. A dire come stanno realmente le cose è il presidente del Municipio 5, Natale Carapellese, il quale si è recato di persona in cantiere, in seguito al quale ha emesso un comunicato datato 2 agosto. Ecco il testo:
Macconago è il luogo di Milano dove si erge il più antico castello medievale della città e di fronte al quale all’inizio del XVII secolo fu costruita questa piccola ma importante chiesa, dedicata a San Carlo Borromeo applicando per la prima volta in maniera integrale le sue istruzioni, improntate alla massima austerità, contraria allo sfarzoso barocco del tempo.
Dopo decenni di colpevole abbandono, che ha indotto cittadini e il Municipio 5, molto affezionato ai suoi tesori d’arte, a interrogare la proprietà, si sperava in un finale positivo. Invece niente, falso allarme. Il il territorio del Municpio 5 comprende gli ex comuni di Vigentino e Chiaravalle e un pezzetto di Corpi Santi, è quello più ricco di opere d’arte dopo il Municipio 1. La chiesetta di Macconago, deserta da anni e piena di crepe, di rovinose piante rampicanti che spaccano i mattoni con le loro radici, depredata di ogni arredo, è oggi avvolta da scintillanti impalcature ma non per dare l’avvio a restauri, bensì per mettere sotto controllo l’edificio.
Qualcosa di strano
Tuttavia avevamo registrato alcune stranezze: i lavori di restauro sono iniziati alla chetichella, senza collocare alcun cartello di inizio e fine lavori, come senz’altro dovuto. E senza convocare nemmeno una conferenza stampa di spiegazione, come sarebbe doveroso di fronte alle richieste dei cittadini di messa in salvaguardia. In fondo, è un importante bene storico-artistico che viene recuperato, e in periferia, non è notizia da poco. Era misteriosa una partenza dei lavori a inizio agosto, probabilmente, si deduceva, per l’urgenza, ma perché non ammetterlo.
E’ evidente che le condizioni dell’edificio, sempre più preoccupanti, non lascino altro margine ai tempi di attesa, come abbiamo segnalato. Con la dipartita due anni fa di Leonardo Del Vecchio, presidente esecutivo Luxottica, proprietario della chiesa e del borgo accanto come Fondazione, si sono aperti problemi di successione ereditaria all’interno della famiglia, per cui i lavori di restauro complessivo hanno subito rinvii continui. Sempre senza spiegazioni. Precedente proprietario è stato Salvatore Ligresti, il quale ha fatto di tutto per cacciare gli agricoltori presenti e causare la rovina del borgo settecentesco. Obiettivo: rendere edificabile l’area sfruttando la costruzione del vicino IEO, Istituto oncologico europeo. E il Comune di allora gli accordò tutto quello che voleva, senza problemi, come aveva sempre fatto con Ligresti, grande amico di Bettino Craxi. Fallito negli anni 2000 il disastroso progetto del Ligresti, insieme al proprietario stesso, nessuno è mai riuscito ad avvicinare il nuovo proprietario, Del Vecchio, per ragionare in favore di una soluzione diversa, che non fosse quella di trasformare il tutto il una sorta di resort a disposizione dello Ieo.
Borgo snaturato
Macconago è ancora un borgo di campagna, snaturarlo con iniziative commerciali se ne decreta la fine rapida. In anni recenti, Comune e Fondazione Del Vecchio si accordano per tirare fuori lo stesso identico progetto Ligresti. La chiesa, secondo i primi progetti di sviluppo dello IEO, doveva sparire con tutto il borgo. Infatti l’area, a parte il castello, non ha alcun vincolo, la proprietà se in accordo col Comune poteva procedere tranquillamente. Non è accaduto per lentezze progettuali, perché Luxottica ha altro per la testa. Tuttavia, accordi con il Comune, sotto la spinta dei cittadini, hanno portato se non altro a concordare una soluzione di compromesso in virtù del quale Luxottica fa dell’area quello che vuole ma della chiesa no.
Dovrà diventare un luogo a disposizione del Municipio 5 per attività culturali. Il progetto di restauro complessivo del borgo solleva diversi interrogativi a cui non si è data risposa, ma a quanto pare la chiesa è data come la prima cosa urgente da essere restaurata. Certo, se vi fosse stata regolare manutenzione, oggi le spese da affrontare per il suo restauro sarebbero molto minori.