SOMMARIO Fotografie inedite e straordinarie di uno dei borghi più antichi e integri di Milano, scattate negli anni 80 da Paul Bruins, un olandese che sposò una ragazza del posto. Sono immagini inedite di quando Macconago era in piena attività, luogo magico, splendente sotto la neve, con il suo castello visconteo frequentato dal prof. Veronesi e da premi Nobel della medicina da lui chiamati per realizzare lo Ieo (che infatti in queste immagini non compare ancora).
di Roberto Schena Michele
Paul Bruins non è un fotografo. Le immagini della Macconago di qualche decennio fa pubblicate in questa pagina sono sue, ma nella vita, prima di diventare pensionato, lavorava in tutt’altro settore. Paul è un signore olandese, già manager del comparto sanitario, che parla perfettamente l’italiano per avere sposato una signora di Milano, anzi, di Macconago, uno dei borghi rurali più belli della metropoli. Conobbe sua moglie, Tina Ranghetti, al mare, in Liguria, negli anni 70.
Tina era cresciuta sotto l’ombra del castello datato XIV secolo, quando ancora il borgo era in attività, quando era popolato da animali da cortile e si curava la terra tutta intorno. Da Tina e Paul sono nati due figli maschi: Giorgio il più grande vive in Lussemburgo e il più giovane Paolo abita a Zwolle, città monumentale di 120mila abitanti a100 Km da Amsterdam, la stessa dei genitori. L’Italia per la parte maschile della famiglia è il secondo paese d’origine e spesso per trovare zii, nonni e cugini scendono a Paullo, dove la famiglia, praticamente cacciata da Macconago, è andata ad abitare.
Negli anni 80 Paul, che tornava periodicamente in Italia per vedere la famiglia della moglie, ormai divenuta anche la sua, è stato testimone della prosperità di Macconago. Paul ha l’hobby della fotografia e, affascinato dal borgo rurale in grande attività, dal castello con gli otto secoli sulle spalle, alla chiesa dedicata a San Carlo Borromeo, ha scattato le più belle immagini dell’epoca in cui l’ha vissuto, di fatto documentandola. Le sue fotografie le mostriamo qui sotto. Quando aveva più o meno trent’anni, Paul vide aggirarsi al suo interno l’imprenditore siciliano Salvatore Ligresti, nel frattempo divenuto proprietario di questo borgo come di altri del Parco Agricolo Sud Milano, tutti caduti in degrado. Il discusso imprenditore siciliano visitò con curiosità, divertito, insieme alle due figlie, in specie davanti alle mucche della stalla, assicurando tutti i residenti sulle sue intenzioni. Sembrava non vi fossero problemi. Non mantenne le promesse. Aveva acquistato Macconago da una immobiliare di proprietà di Luigi Cadorna, classe 1939, parente del generale Luigi Cadorna: “Immobiliare Macconago di Lorenzo Greppi, Luigi Cadorna e C. s.a.s” il cui procuratore era il conte dr. Carlo Greppi. Erano gli stessi proprietari dei ruderi del castello acquistati nel dicembre del 1972 dagli attuali possessori, Franco Ferrario Gavana e Mariarosa Monica Franzoni che, ad acquisto concluso hanno iniziato gli impegnativi restauri.
Ligresti non acquistava cascine, terreni e interi borghi a caso. Aveva sempre in mente qualche operazione edilizia,. forte degli appoggi politici trasversali in Comune. Comprava sempre tutto a prezzo agricolo e otteneva facilmente dal Comune di tramutarle in aree edilizie, passate alla storia come “aree d’oro”.
All’inizio del 1991 inizia la costruzione dello Ieo 1, terminato fra il 1993/94. Il prof. Umberto Veronesi aveva lanciato l’idea dell’Istituto Oncologico Europeo qualche anno prima, coinvolgendo alcune importanti personalità della scienza, tra cui i premi Nobel per la medicina Renato Dulbecco (1975) e Christian De Duve (1974). Il terreno su cui sorge era in Macconago Piccolo (Macconaghino) di proprietà del marchese Antonio Citterio che lo ha venduto alla fondazione Ieo. Tra la primavera e l’estate del 1994, il Comitato scientifico si riunisce più volte nel castello di Macconago, ospite dei proprietari, i coniugi Ferrario Gavana. Ci sono anche le fotografie dell’avvenimento e le dediche particolari, che pubblichiamo qui. Le riunioni al castello avevano la ‘mission’ di redigere il decalogo europeo di oncologia, il quale in pratica ha visto la luce in questo maniero. Purtroppo, non per volontà degli scienziati, ma dei proprietari e dei costruttori, l’avvio dei lavori ha comportato uno sconquasso nell’antico, prezioso borgo.
Salvatore Ligresti a metà degli anni 90 manda le lettere di sfratto a tutti, cagionando la disperazione degli abitanti, presenti da generazioni. Ligresti vuole il terreno per costruire al suo posto una serie di abitazioni, apparentemente attinenti allo Ieo ma non parte di quel progetto e ordina ai suoi architetti un piano edilizio per 300 persone. Il luogo non gode di alcuna protezione monumentale o paesistica, eccetto il castello.
Il cantiere ormai avviato provocava una situazione disastrosa per gli agricoltori residenti di Macconago, impediti quotidianamente di muoversi a causa delle auto parcheggiate disordinatamente in ogni dove: all’interno delle corti, sulla strada stretta, lungo i viali interni, davanti alle stalle, alle uscite degli automezzi agricoli. Situazione perdurante oggi. Metà degli abitanti erano persone anziane, per loro fu un dolore doversene andare e trovarsi un alloggio in un contesto urbano a cui non erano mai stati abituati.
Paul Bruins, sua moglie, i due figli, Franco Gavana e Mariarosa Monica Franzoni, diventano così sconfortati testimoni involontari del rapido declino di Macconago, fino all’abbandono totale, all’incuria completa, allo sfondamento dei tetti con la complicità del maltempo. Furono strappati perfino i sei bassorilievi che abbellivano il borgo, letteralmente depredati. Paul spiega che furono realizzati a imitazione di altri bassorilievi collocati in Duomo. Di questi sei pezzi Paul è riuscito a documentarne fotograficamente due, che qui mostriamo. Il tutto avvenne senza che il prof. Veronesi, primo presidente dello Ieo, impegnato su fronti ben più gravi, riuscisse o potesse potesse impedirlo.
Oggi Macconago è un borgo abbandonato, la chiesa è pericolante. Si è voluto rovinarlo per ragioni di mera speculazione edilizia, a cui le istituzioni non hanno saputo o voluto opporsi. La Fondazione Del Vecchio (Luxottica) ha preso il posto di Ligresti acquisendo i terreni e i beni, ma il progetto di ristrutturazione è identico al precedente. Sono state avanzate delle critiche perché le nuove costruzioni previste, se effettivamente realizzate, cancellerebbero la veduta paesistica della singolare facciata del castello dalla strada, com’è stato per secoli, marginalizzandolo di fatto. Si tratta pur sempre di una singolare costruzione viscontea, architettura militare difensiva con due torri di avvistamento, simile ad analoghe costruzioni nel Nord Europa. A questo punto, solo un intervento marcato potrebbe salvare quello che resta dell’antico borgo.
Altre nostre pagine su Macconago le trovate QUI: storia di un borgo ducale e QUI, storia della chiesa
Note
- Veronesi ha lasciato scritto: “Sono molto colpito dalla bellezza e raffinatezza di questo splendido castello che spero sarà sede di molti nostri incontri scientifici”. Dulbecco ha scritto : “Un magnifico interludio durante una intenza attività”. E De Duve: “Thank you for a wonderful meeting and warm hospitality”.
FOTOGRAFIE DI MACCONAGO GRANDE NEGLI ANNI ’80. AUTORE: PAUL BRUINS